Anche il padre di un alunno sgridato dal docente dell'istituto comprensivo statale "Antonio de Curtis" di Casavatore, in provincia di Napoli, Enrico Morabito, faceva parte della spedizione punitiva contro il professore, picchiato sotto casa  il 17 febbraio scorso.

Gli aggressori sarebbero stati cinque in totale, ma i carabinieri ne hanno identificato per il momento due, entrambi di 35 anni e residenti a Napoli e Casavatore; uno di loro è il padre di un alunno. A loro carico la Procura della Repubblica di Napoli Nord ha emesso un avviso di conclusione indagini per i reati di lesioni personali aggravate.

"Ho sgridato la classe e mi hanno picchiato", aveva raccontato il docente, presentando denuncia ai carabinieri, e i militari della stazione di Casavatore e della compagnia di Casoria, coordinati dalla Procura di Napoli Nord (Procuratore Maria Antonietta Troncone), si sono messi subito al lavoro raccogliendo dichiarazioni di testimoni e immagini dei sistemi di videosorveglianza, individuando almeno due degli aggressori.

LA VICENDA – Il 17 febbraio scorso, all'ultimo giorno di supplenza, Morabito richiamò la classe, una prima media, all'ordine, "dal momento che facevano chiasso disturbando di continuo la lezione", spiegò sui social: "Chi usciva, chi faceva assembramenti, chi si sedeva sul davanzale della finestra. A quel punto li ho richiamati un po' più aspramente, dicendo loro che se avessero continuato così, la scuola poteva decidere provvedimenti disciplinari più seri, come la sospensione. La cosa è finita lì", con una semplice nota.

Lo stesso pomeriggio, alle 16, si è presentato sotto casa sua un gruppo di cinque persone: "Mi hanno chiesto se insegnavo nella scuola in questione e io ho detto loro che ho svolto solo un breve supplenza e ho chiesto loro chi fossero. Erano in 5. Età fra 40 e 50 anni. Pieno pomeriggio. Viso scoperto. Non mi hanno dato tempo di fare altre domande che subito mi hanno aggredito verbalmente e fisicamente. Sul portone del palazzo ancora si vedono macchie del mio sangue. E per fortuna che non erano armati, avrebbero potuto fare di peggio".

"Le vittime siamo due – aveva detto, amareggiato -. Io e i ragazzi. Io perché ho subito l'aggressione, ma anche loro, gli studenti, ai quali viene mostrata una società falsata, non basata sull'amore e sul rispetto ma sull'odio".

(Unioneonline/D)

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