Nove persone sono state arrestate dalla Polizia di Catania al termine dell’operazione denominata “Bokluk”, spazzatura in lingua bulgara. Sono ritenute responsabili, a vario titolo, di tratta di persone, riduzione in schiavitù, associazione per delinquere finalizzata allo sfruttamento della prostituzione, reati aggravati, tra l’altro, dalla transnazionalità.

Gli accertamenti erano cominciati nel giugno dell’anno scorso dopo che due cittadine bulgare avevano denunciato una cittadina straniera per una vicenda riguardante il pagamento del canone di locazione delle postazioni su strada vicino a un bar, dove le ragazze erano solite prostituirsi.

Gli agenti hanno quindi verificato che le vittime della tratta venivano reclutate in patria per circa 12mila lev (corrispondenti a poco più di 6mila euro). Arrivate in Italia, venivano sistemate in abitazioni fatiscenti nel quartiere San Cocimo, in pessime condizioni igieniche e private dei documenti e della libertà. Venivano sfamate con lo stretto necessario per la sopravvivenza e ogni settimana garantivano al gruppo malavitoso circa 1.400 euro.

Le giovani venivano definite dagli aguzzini “bokluk” e costrette a prostituirsi per parecchie ore al giorno: più o meno dalle 19 alle 4.30 del mattino, anche durante il lockdown. Picchiate, sottoposte a soprusi e al costante controllo di altre persone. In particolare è emersa la storia di una di loro, affetta da un grave handicap e vittima di violenze indescrivibili.

(Unioneonline/s.s.)

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