I familiari di Ilaria Salis «purtroppo hanno perso un anno». 

Il ministro della Giustizia Carlo Nordio striglia la famiglia dell’insegnante di origini sarde in carcere da oltre un anno a Budapest con l'accusa di aver aggredito dei militanti neonazisti: «Se avessero chiesto da subito gli arresti domiciliari in Ungheria, tutto questo forse non sarebbe accaduto. È un grande risultato che si siano convinti, ora ragioniamo step by step. Sarebbe un grande risultato se il giudice ungherese li concedesse. Speriamo poi di poter operare sulle convenzioni, i nostri accordi prevedono che una volta cessata la detenzione carceraria allora può scattare la norma di accordo internazionale secondo cui si può chiedere che i domiciliari vengano scontati in Italia».

Risponde a stretto giro il padre di Ilaria: «Il ministro Nordio non è informato dei fatti – risponde a Repubblica – Preferisco avere un atteggiamento diverso dal ministro, chiedo di controllare bene i fatti e di controllare certe dichiarazioni, che su mia moglie sono state molto devastanti. Mi aspetto un atteggiamento dalle istituzioni conseguente al loro lavoro. Se ci mettiamo a fare la polemica con la famiglia...».

 Il botta e risposta non è casuale e si consuma a poche ore dall'annuncio degli avvocati della 39enne in merito alla richiesta di una misura cautelare dei domiciliari a Budapest, che sarà avanzata entro la fine del mese. E a dieci giorni di distanza dall'ultimo incontro che il padre di Ilaria ha avuto con i ministri Tajani e Nordio, a seguito dei quali riferì con amarezza che il governo non avrebbe supportato le richieste per i domiciliari della donna in Italia o in ambasciata, registrando l'impossibilità del governo di intervenire nelle scelte dei giudici ungheresi. Anche in quell'occasione il Guardasigilli spiegò a Roberto Salis che chiedere i domiciliari in Italia al giudice ungherese era «un passo giuridicamente sbagliato, perché la legge non lo consente».

La prossima tappa importante potrebbe dunque arrivare già entro fine mese, quando - riferiscono gli avvocati di Ilaria - saranno completate le procedure necessarie a richiedere gli arresti domiciliari a Budapest, tra cui il versamento di una cauzione di 20 milioni di fiorini ungheresi, equivalenti a oltre 51mila euro, e il reperimento di un «domicilio sicuro e sorvegliato» nella capitale ungherese. Il fatto che i familiari dell'insegnante milanese «si siano convinti» a chiedere i domiciliari in Ungheria «è un grande risultato», commenta Nordio. Un passaggio «obbligato», come il Guardasigilli ripete da settimane.

Se si otterrà la nuova misura a Budapest, il prossimo passo sarebbe infatti quello di far valere la decisione quadro del Consiglio europeo, che prevede il ritorno di Ilaria in patria, dove sconterebbe poi lo stesso provvedimento cautelare. Nelle ultime ore la 39enne, come riferisce il ministro degli Esteri Tajani, ha «confermato un netto miglioramento delle condizioni detentive» mentre la corte ha anticipato l'udienza al prossimo 28 marzo: «È uno sviluppo molto positivo che indica la volontà della magistratura di accelerare i tempi del processo come richiesto dal governo italiano», spiega il numero uno della Farnesina commentando positivamente i risultati ottenuti. Un punto, quello dell'anticipazione dell'udienza inizialmente prevista per maggio, su cui insistono anche diversi esponenti della maggioranza. «È un successo del governo Meloni», sottolinea il capogruppo di Fdi alla Camera Tommaso Foti. Che le condizioni di Ilaria siano migliorare lo dice chiaramente anche Roberto Salis: «La situazione di mia figlia è iniziata a migliorare da quando lei si è vista in catene. Oggi ci aspettavamo qualcosa in più però capiamo che ci sia da attendere». 

(Unioneonline/D)

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