In questi 22 anni, la sua forza è stata la figlia, «che non può crescere vedendoti soffrire e non può sentirsi sola e sfortunata per aver perso la madre in quel modo». Le parole sono dell’ex attaccante rossoblù Cristian Bucchi, oggi 47 anni, che in un’intervista al Corriere della Sera ha ripercorso i momenti drammatici vissuti il 3 marzo 2003, giorno in cui la sua vita è cambiata per sempre.

Il calciatore quella sera era di rientro a Cagliari dopo una trasferta contro il Genoa. Al suo ingresso in casa trovò la compagna Valentina Pilla morta. Al suo fianco, la piccola Emily, che all'epoca aveva solo un anno e mezzo. Una scena difficile da dimenticare: la fidanzata senza vita e la bimba con lo sguardo fisso su di lei.

In quel momento doloroso, fu proprio la figlia a spingere Bucchi a non cedere e a non lasciarsi trascinare in una spirale di sofferenza. «Una tragedia che fai fatica ad accettare. In quel momento mi sono chiesto se invece di giocare a calcio fossi stato lì, se avessi potuto fare qualcosa. Il senso di colpa è inevitabile. Valentina ebbe un infarto fulminante, non sarebbe stata salvata», spiega Bucchi.

Il dramma, però, è servito per costruire un futuro più solido che mai. «A Emily siamo stati tutti vicini, le abbiamo raccontato pian piano la verità, lei non ricorda, era troppo piccola. Forse è stato un bene. Io non ho mollato di un centimetro e, come è successo anche in altre situazioni non belle della mia vita, dopo mi sono sentito addirittura più forte».

(Unioneonline/v.f.)

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