Robert Francis Prevost, 70 anni il prossimo 14 settembre, è il 267esimo Papa, Leone XIV il nome scelto: curiosa figura di "yankee latino" che unisce le due Americhe, è diventato il candidato papa dei cardinali dell'America del Nord e del Sud, gruppi molto consistenti.

Agostiniano, vicino a Bergoglio, è il primo Papa nordamericano. Dal 2023 è prefetto del Dicastero per i vescovi e presidente della Pontificia Commissione per l'America Latina.

Nello stesso anno ha ricevuto la porpora. Nato a Chicago da una famiglia di origine francese, si è laureato in Matematica e Filosofia. Dal 1985 al 1999 è stato missionario in Perù. Tornato a Chicago, nel 2001 è diventato priore dell'Ordine di Sant'Agostino, carica che ha tenuto fino al 2013. In quell'anno è tornato in Perù, come vescovo di Ciclayo.

Bergoglio lo ha chiamato a Roma nel 2023. Il vescovo statunitense, che parla correntemente spagnolo, portoghese, italiano e francese, in Perù aveva dimostrato una particolare attenzione agli emarginati e ai migranti, molto apprezzata da Francesco.

Progressista su temi come l’accoglienza dei migranti, l’ambiente e l’aiuto a poveri ed emarginati, è considerato più conservatore sui diritti civili. Incarna una visione che unisce spiritualità, giustizia sociale e responsabilità ambientale.

Da prefetto per i vescovi, ha nominato centinaia di prelati, forgiando una generazione di religiosi "bergogliani", aperti e progressisti. Prevost si è guadagnato fama di cardinale schivo ed equilibrato.

È stato finora membro dei dicasteri per l'Evangelizzazione (sezione per la prima evangelizzazione e le nuove Chiese particolari), per la Dottrina della Fede (Chiese Orientali), per il Clero, per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, per la Cultura e l'Educazione e per i Testi legislativi. È stato inoltre membro della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano.

Prevost ha potuto contare sull'appoggio del potente cardinale honduregno Oscar Rodriguez Maradiaga: già "pope-maker" di Bergoglio, oggi è ultraottantenne e fuori dal conclave, ma è ancora molto influente.

Convinto sostenitore dell’ecologia integrale: nel 2024, durante il seminario 'Affrontare i problemi della crisi ambientale alla luce della Laudato si' e della ‘Laudate Deum', sottolinea la necessità di passare “dalle parole ai fatti”, basando la risposta alla crisi ambientale sulla Dottrina Sociale della Chiesa. Per Prevost, il «dominio sulla natura», affidato da Dio all’umanità, non deve trasformarsi in «tirannia», ma deve essere vissuto come una «relazione di reciprocità» con l’ambiente.

Ha messo anche in guardia dalle conseguenze dello sviluppo tecnologico incontrollato, evidenziando l’importanza di un’economia umana che rispetti l’ambiente e promuova modelli circolari di produzione e consumo, opponendosi alla “cultura dello scarto”, ribadendo che l’economia dovrebbe migliorare, e non distruggere, il nostro mondo.

Per il nuovo Pontefice, una cooperazione globale deve essere alla base della lotta alla crisi climatica, con un ordine giuridico, politico ed economico che possa rafforzare il lavoro congiunto mondiale per “lo sviluppo di tutti i popoli in solidarietà”.

Su di lui pesano però un paio di accuse di aver coperto abusi sessuali di sacerdoti, a Chicago e in Perù. L'anno scorso Prevost e il suo successore nella capitale dell'Illinois, Blaise Cupich sono stati denunciati per non aver preso provvedimenti tra gli anni Ottanta e Novanta contro due agostiniani, poi condannati per abusi. In Perù, il prefetto per i vescovi è stato accusato da tre sorelle di aver insabbiato la loro denuncia di aver subito abusi sessuali da parte di due sacerdoti. La diocesi di Ciclayo ha spiegato che l'allora vescovo le aveva consigliate di fare denuncia alle autorità civili, e che il processo canonico era stato interrotto quando la magistratura aveva archiviato il procedimento per prescrizione. Nessuno dei casi è sfociato in un processo.

(Unioneonline)

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