È iniziato alle 10.30 negli uffici della Polizia Scientifica della Questura di Milano in via Fatebenefratelli l’incidente probatorio nell’ambito delle nuove indagini sul delitto di Garlasco.

Da oggi, infatti, e saranno necessari almeno 90 giorni, gli esperti delle parti cominciano a lavorare sui reperti dell'inchiesta, vecchi e nuovi. La partita si gioca tutta sul terreno scientifico, determinante il risultato su Dna e impronte.

Negli uffici della Scientifica della Questura il primo atto dell'accertamento irripetibile riguarda la verifica dei verbali di custodia e lo stato di conservazione dei reperti ritirati giovedì scorso.

Gli incaricati del gip di Pavia, Daniela Garlaschelli, sono Denise Albani e Domenico Marchigiani, i consulenti dei pm sono Carlo Previderè e Pierangela Grignani. Consulenti della difesa di Andrea Sempio, unico indagato nell’inchiesta, sono Luciano Garofano, che fu il comandante dei Ris di Parma che si occuparono in prima battuta del caso, e Luigi Bisogno, ex ispettore superiore di Ps in pensione dal 2010 e con una notevole esperienza nel campo della dattiloscopia. Per i genitori e il fratello di Chiara ci sono Marzio Capra, Dario Redaelli e Calogero Biondi e per Alberto Stasi, Ugo Ricci e Oscar Ghizzoni.

Le dichiarazioni

L'avvocata Giada Bocellari, che difende Alberto Stasi nell'inchiesta che vede indagato Andrea Sempio, crede «che i reperti siano stati conservati come dovevano». Il legale non si espone sulla traccia 97F trovata nella parete sinistra della casa di cui parlano organi di stampa e che potrebbe appartenere all'omicida. «Mi è stato riferito ma non so di cosa si parli. Credo che sarà da esaminare», ha detto. «Se facciamo le analisi è perché ci aspettiamo qualcosa. Poi se ci sia effettivamente qualcosa, è un altro discorso. Chiaramente lo vedremo, sono passati 18 anni», ha aggiunto Bocellari sottolineando che alcuni reperti non sono mai stati analizzati.

«Credo nell'innocenza di Andrea Sempio fino a prova contraria e non mi aspetto risultati eclatanti», dichiara invece l'ex generale e comandante del Ris Luciano Garofano, oggi consulente della difesa. «Per cominciare su quei reperti valuteremo la catena di custodia e lo stato di conservazione e cominceremo a fare le campionature. Andremo a verificare lo stato dei reperti, che è fondamentale».

Per il consulente della famiglia di Chiara Poggi, Dario Radaelli, è «oggettivo avere dei dubbi» sulla conservazione dei reperti al centro dell'incidente probatorio. Questo perché, ha detto al suo arrivo in questura per l'atto istruttorio, «pare che questi reperti siano stati conservati a temperatura ambiente, però li vedremo».

I reperti

Ma quali sono questi reperti? Frammenti del tappetino insanguinato trovato nel bagno della villetta dei Poggi in via Pascoli, gli oggetti (mai analizzati) trovati nella spazzatura in casa Poggi e quelli presenti nel salotto dove Chiara stava facendo colazione prima di aprire la porta al suo assassino (o ai suoi assassini). Per la precisione: «Un piattino di plastica, due vaschette vuote di Fruttolo, un contenitore vuoto di EstaThe con cannuccia, plastica della confezione del Fruttolo, confezione di plastica vuota contenente all'origine verosimilmente biscotti, un sacchetto di plastica celeste utilizzato come pattumiera, due sacchetti di plastica celesti utilizzati per effettuare operazioni di ispezioni e repertamento del contenuto della spazzatura e un sacchetto contenente dei cereali». Tutti oggetti, si legge nella richiesta dei pm per eseguire l’incidente probatorio, «che non sono mai stati sottoposti ad analisi genetica o hanno fornito un esito dubbio» e oggi possono «essere sottoposti a indagine genetica alla luce dell'incremento della sensibilità analitica raggiunta dai più recenti kit commerciali di caratterizzazione del profilo di dna e della più evoluta strumentazione di laboratorio, non essendo poi, evidentemente, mai stati comparati con il dna dell'attuale indagato».

Poi, oltre agli oggetti, ci sono le impronte. Trenta para-adesivi delle impronte trovate sulla scena del crimine: non c’è la numero 33, già attribuita a Sempio, c’è la numero 10 lasciata sulla porta dell’abitazione dei Poggi e verosimilmente appartenente all’assassino. Si tratta di materiale repertato 18 anni fa dal Ris e scartato perché ritenuto inutile o, all’epoca, insufficiente per qualsiasi esame.

Ci sono anche i profili genetici estrapolati dai margini ungueali di Chiara, da comparare con il Dna di Sempio e con quelli di Stasi e di tutte le persone che hanno frequentato la villetta di Garlasco. La Procura, infatti, ha prelevato il Dna di tutte le persone che frequentavano casa Poggi.

(Unioneonline/L)

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