Ignoto 3 non esiste. Il profilo genetico sconosciuto trovato su una garza utilizzata 18 anni fa dal medico legale per il prelievo di materiale biologico dalla bocca di Chiara Poggi è frutto di una contaminazione con precedenti autopsie.

Coinciderebbe, secondo la Procura di Pavia, con quello di un cadavere sottoposto ad autopsia poco prima dell'omicidio della ragazza.

Un campione, infatti, «ha evidenziato una concordanza degli alleli in relazione al soggetto identificato dal codice anonimo 153E», appunto Ignoto 3. Le verifiche erano state disposte «al fine di evitare eventuali indagini su terzi soggetti» e per «consentire di concentrare gli accertamenti peritali, affidati alla genetista forense, Denise Albani, il cui operato ha ricevuto unanime riconoscimento da tutte le parti coinvolte per la serietà e la metodologia adottata, sul materiale rilevate», spiegano i pm, che hanno disposto ulteriori accertamenti.

C'è però un'altra novità a 18 anni dall'omicidio di Chiara: «Per garantire una valutazione più ampia degli elementi raccolti, sia in sede medico-legale sulla vittima, sia sul luogo del delitto, la Procura ha incaricato come ulteriore consulente del Pubblico Ministero la professoressa Cristina Cattaneo, professore ordinario del Dipartimento di Scienze Biomediche per la Salute dell'Università degli Studi di Milano, figura di riferimento nel campo dell'antropologia e medicina legale». 

Particolarmente soddisfatti dell'esito degli accertamenti che escludono la presenza di un Ignoto 3 i legali di Albero Stasi, Giada Bocellari e Antonio De Rensis, i quali annoverano la scoperta della contaminazione di quel Dna sulla garza tra i «gravissimi fatti» che «compromettono in radice le valutazioni svolte nel processo a carico di Stasi». «Gravissimi fatti» che, dicono ora apertamente, sono «già di per sé idonei ad ottenere una revisione della sua condanna».

«I diligenti accertamenti svolti dalla Procura di Pavia evidenziano un fatto gravissimo che, a prescindere dalle ulteriori iniziative che si valuteranno di assumere, dimostra, ancora una volta, la totale inaffidabilità degli accertamenti svolti nel 2007, che si somma a tutti gli ulteriori errori commessi ed emersi negli ultimi mesi», affermano gli avvocati.

(Unioneonline)

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