Amanda Knox e l’ex pm del caso Meredith Kercher, Giuliano Mignini, si sono visti e abbracciati a distanza di 16 anni dal terribile delitto che sconvolse la città di Perugia.

Lui, ormai in pensione, è il magistrato che ha tenuto in piedi l’accusa sollecitando la condanna all’ergastolo per la studentessa americana. Lei è stata assolta in via definitiva. L’incontro è avvenuto il 17 giugno 2022, quando Amanda è tornata a Perugia e ha voluto vedere quel pm che la voleva in galera. Circostanza confermata dallo stesso Mignini: «Ci siamo abbracciati, ora lei è un'altra persona».

I dettagli dell’incontro sono stati rivelati nella ristampa del libro del magistrato “Caso Meredith Kercher – una vicenda giudiziaria tra due continenti”. Amanda avrebbe voluto incontrare Mignini molto tempo prima, lui ha scelto di aspettare il pensionamento. L’occasione è arrivata così lo scorso giugno, quando la donna da Seattle è tornata a Perugia, dove ha visto Raffaele Sollecito e, appunto, Mignini. A fare da mediatore don Saulo Scarabattoli, il sacerdote del carcere in cui è stata rinchiusa Amanda.

Mignini ha una teoria sul motivo per cui Amanda volesse incontrarlo: «Credo avesse bisogno di parlare con l'uomo che l'ha ritenuta colpevole, di resettare quel dolore. Nonostante io fossi il pm lei sentiva di potersi fidare di me».

Agli intermediari l’ex magistrato spiegò subito che non avrebbe cambiato «una virgola» del suo pensiero: «Mi sono sforzato di farle comprendere che il quadro emerso dal processo sia tutt’altro che inquadrabile in errore giudiziario, ma non sono riuscito a convincerla».

I due hanno cenato in un ristorante alla periferia di Perugia, presenti anche il marito e la figlia di Amanda: «La donna che ho incontrato non ha niente a che fare con la ragazza di allora. Tra noi è nato un nuovo rapporto, ci scriviamo e lei mi manda le foto della bimba e gli auguri nel giorno del Ringraziamento».

Oggi Mignini non vede più in Amanda un’assassina: «La conosco e mi fido di lei, come potrei ritenerla capace di fare qualcosa di male? Ma i processi non si fanno con i sentimenti. Se tornassi indietro? Forse rivedrei qualcosa, ma l’impianto di fondo era quello. Adesso sono condizionato e se il processo dovesse mai riaprirsi mi asterrei».

(Unioneonline/L)

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