L’imprenditore risponde al comunicato della guardia di Finanza di Sassari che ha riferito stamattina su un sequestro di 3,7 tonnellate di infiorescenze di marijuana. Un’operazione risalente a un mese fa che ha portato anche alla denuncia a piede libero del titolare dell’azienda agricola che, secondo l’accusa, avrebbe nascosto la cannabis in sacchi.

«L’imprenditore e l’azienda agricola in questione»,  afferma Pietro Manzanares, titolare del progetto Sardinia Cannabis, «lavora in assoluta liceità, perfettamente in grado di dimostrare la tracciabilità del prodotto e la regolarità del materiale. Oggi si accusa e si espone alla gogna mediatica una persona e un imprenditore senza avere strumenti e competenze. Da diversi anni, l’azienda in questione si propone ed è coinvolta in una serie di attività per lo sviluppo e la promozione delle filiera canapicola, avendo più difficoltà che riconoscimenti a causa di un contesto normativo mutevole e mai chiaro».

L’associazione Sardinia Cannabis è nata nel 2017 per la coltivazione della canapa sativa in Sardegna, nella zona di Sassari. Si tratta di un’associazione Culturale Open Source per il sostegno, la ricerca, la promozione e la valorizzazione della canapa e della canapicoltura in Sardegna, come si legge nella descrizione istituzionale.

«Il materiale in questione»,  continua il comunicato, «non è altro che la risultante di materiale detenuto in azienda, costituito da biomassa ‘piante intere’ essiccate e in deposito da anni. Materiale già analizzato, adeguatamente documentato e perfettamente legale. Ferma restante l’assoluta fiducia nelle istituzioni, rimane l’amaro in bocca per un approccio assolutamente scomposto e amplificato al limite del ridicolo».

Intanto il sostituto procuratore Giovanni Porcheddu ha nominato il professor Mario Chessa come perito per l’analisi della sostanza mentre la difesa, rappresentata dall’avvocato Marco Salaris, ha scelto il professor Pierluigi Caboni.

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