Campagne della Nurra annientate dalla siccità: «Produzione compromessa»
«Abbandonati da sindacati e politica, la Regione ci indennizzi subito»Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Le campagne reclamano acqua, la Nurra è un deserto di campi dove la produzione di ortaggi e frutteti è compromessa. Il Centro studi agricoli, il sindacato sardo presieduto da Tore Piana con vice presidente Stefano Ruggiu, interviene ancora sulla emergenza siccità e sugli indennizzi agli agricoltori. L’incontro nella sala parrocchiale di Campanedda, frazione di Sassari, ha visto la partecipazione di titolari di aziende agricole, allevatori e agricoltori.
«Gli 8,8 milioni di euro stanziati dalla Regione sono un indennizzo dovuto per le perdite subite dagli agricoltori a causa della chiusura delle rete idrica consortile nel 2025», sottolineano Piana e Ruggiu. «Chiediamo all’assessorato regionale all’Agricoltura di predisporre la delibera attuativa per erogare subito i fondi a fondo perduto con procedura semplificata senza usare Durc come ostacolo. La regolarità può essere verificata solo al momento della liquidazione».
I dirigenti del Centro studi ribadiscono che il ritardo della Regione «è assurdo e inspiegabile e lascia gli agricoltori in una condizione di incertezza totale». Nel frattempo l’acqua depurata di Sassari viene scaricata a mare. «Una scelta politica insostenibile – dice Piana- è necessaria una riclassificazione del bacino del Cuga, che oggi ha una duplice funzione di uso civile e agricolo, perché venga riservato all’uso esclusivamente irriguo. I reflui di Sassari, infatti, sono sufficienti per soddisfare la Nurra».
Si chiede l’invaso nei mesi invernali dell’acqua depurata, per renderla disponibile agli agricoltori nel periodo di siccità. «E’ necessaria una programmazione pluriennale sulla distribuzione dell’acqua per garantire certezza produttiva». Le campagne sono l’immagine della disperazione di agricoltori che, oltre alla siccità, devono affrontare i danni della lingua blu di cui attendono gli indennizzi dal 2017. «Credo sia necessario trovare alternative al recupero della linfa vitale che è l’acqua, anche creando strumenti artificiali per recuperare le acque piovane», sottolinea Paolo Fiori, allevatore della Nurra.
Le colture sacrificate sono l’erba medica, mais,ortive. «Ci sentiamo abbandonati dai sindacati, - aggiunge - viviamo una grave emergenza senza precedenti, abbiamo ridotto la produzione d’estate e i ricavi dalle pecore andranno a coprire le spese affrontate per i macchinari acquistati». Angelino Olmeo è titolare di un’azienda famiglia a Bancali con 200 ettari di terreni agricoli. «Azzerare una produzione di queste dimensioni significa annientare l’azienda, - dice - senza indennizzi vuol dire compromettere l’annata scorsa senza poter programmare la prossima». La protesta è rivolta anche contro alla latitanza dei sindacati e al Consorzio di bonifica della Nurra «che deve schierarsi a favore degli agricoltori».
