Luce naturale che sfiora i volti, pose ferme ma mai rigide, abiti che portano addosso la storia di un territorio: sono questi gli elementi che accolgono il visitatore di “Sa Posa a S’Antiga”, la nuova mostra fotografica di Stefano Orrù. Immagini costruite con attenzione quasi rituale, capaci di riportare alla vita l’atmosfera degli scatti realizzati in Sardegna tra Ottocento e primo Novecento, senza perdere il contatto con ciò che siamo oggi.

Da qui parte un percorso semplice e diretto: Orrù si ispira al lavoro di Achille Parnicich, figura storica della fotografia oristanese, e ne rilegge lo stile con un approccio curioso, senza imitazioni forzate. Studia archivi, osserva tecniche antiche, sperimenta. E soprattutto lascia che le persone fotografate – con i loro abiti, i loro gesti misurati – raccontino un pezzo di memoria che ancora ci riguarda.

Dopo l’esordio di Arratratusa Cabras, il progetto arriva ora a Oristano, proprio nell’anno del centenario di Parnicich. Dal 22 al 30 novembre (l'inaugurazione è in programma sabato alle 17.30), in via Garibaldi 66, i nuovi scatti dialogano con fotografie storiche e costumi campidanesi, creando un confronto immediato tra passato e presente che non ha bisogno di molte spiegazioni: basta guardare, e tutto torna.

Per Orrù, fotografo abituato a muoversi tra reportage, ritratti e progetti culturali, questa mostra, patrocinata dall'assessorato comunale alla Cultura, in collaborazione con la Fondazione Oristano e dal Centro di Documentazione e Studio Sulla Sartiglia, è un passo naturale. Un modo per restituire valore a una tradizione visiva che rischiava di finire sullo sfondo.

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