Cercavano denaro anche per comprare della droga i due fratelli fermati ieri con l’accusa di essere i responsabili dell’omicidio di Tonino Porcu, l’allevatore pestato a morte nella sua casa di Ghilarza la notte tra il 21 e il 22 febbraio scorsi.

A incastrare Rubens e Bryan Carta, 31 e 27 anni, ci sarebbe più di un elemento. Gli specialisti del Ris hanno rinvenuto nell’abitazione della vittima impronte e numerose tracce, anche biologiche, riconducibili ai fratelli. E i carabinieri del Nucleo investigativo del Comando provinciale insieme ai colleghi della Stazione di Ghilarza hanno perquisito la casa dei Carta - il più grande è un operaio edile, il più piccolo lavora come operatore socio sanitario - sequestrando alcuni indumenti, forse gli stessi che indossavano il giorno del delitto.

Altri episodi sono al vaglio degli inquirenti, che comunque mantengono uno stretto riserbo: non è da escludere, ad esempio, che nell’ottobre dello scorso anno siano stati proprio i due fratelli a entrare nell'abitazione al numero 39 di via Regina Elena, dove prima viveva Tonino Porcu, per mettere a segno un furto e cancellare le tracce appiccando un incendio.

Ieri davanti al pm di Oristano Marco De Crescenzo e agli investigatori dei carabinieri, Rubens Carta, difeso dall'avvocato Angelo Battista Mario Marras, avrebbe ammesso le proprie responsabilità. Mentre Bryan, rappresentato dagli avvocati Fabio Messina e Salvatore Cappai, si è invece avvalso della facoltà di non rispondere.

L'udienza di convalida del fermo non è ancora stata fissata. 

(Unioneonline/s.s.)

© Riproduzione riservata