Oristano, infortuni sul lavoro: Inail a rilento, oltre 1600 pratiche ferme
C’è chi attende da due anni per vedere accertati i danni. Il motivo? La carenza di medici(Ansa)
Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Oltre 1.600 pratiche ferme, alcune risalenti alla fine del 2023, e tempi di attesa che in molti casi arrivano a sfiorare i due anni. I numeri fotografano una situazione critica all’INAIL di Oristano, dove il riconoscimento di malattie professionali e infortuni sul lavoro è diventato un percorso a ostacoli per centinaia di lavoratori.
A lanciare l’allarme sono i portavoce dei patronati Acli, Enac-Uci, Enapa-Confagricoltura, Enasc-Unsic, Enasco 50&Più, Epaca-Coldiretti, Epasa Itaco-Cna, Inapa-Confartigianato, Inca-Cgil, Ital-Uil, Senas e Sias-Mcl che parlano di lavoratori «costretti ad aspettare quasi due anni per vedere accertati i danni causati dall’attività lavorativa». Alla base dei ritardi c’è una causa ben precisa: «la carenza cronica di personale medico», problema che colpisce tutta la Sardegna ma che a Oristano assume contorni particolarmente gravi. Senza valutazioni medico-legali, le pratiche restano bloccate e l’istituto non riesce a garantire risposte nei tempi previsti.
Un ulteriore elemento di tensione riguarda il mancato rispetto dell’ordine cronologico nella lavorazione delle domande. La scelta di dare priorità anche alle pratiche più recenti, per evitare che si accumulino nuovi arretrati, ha però finito per penalizzare quelle più vecchie, aumentando l’incertezza e il malcontento tra i lavoratori.
Secondo Franco Caria, di Enapa - Confagricoltura, non si intravedono soluzioni immediate. Il bando appena pubblicato per il reclutamento dei medici non viene ritenuto sufficiente: anche in caso di nuove assunzioni, servirà tempo per la formazione. Nel frattempo, non è sostenibile continuare con un unico responsabile medico costretto a dividersi tra Oristano, Nuoro e Sassari.
Senza un intervento strutturale, avverte Caria, si rischia di essere costretti ai ricorsi giudiziari. È l’unico modo per evitare la decadenza delle pratiche che, secondo la normativa INAIL, scatta dopo 3 anni e 150 giorni da quando il lavoratore viene informato del nesso tra la malattia e la professione. Un paradosso che rischia di trasformare l’attesa in una perdita definitiva di diritti.
