Al 30 giugno le istanze presentate a Terna erano 5930 per produrre 341,33 gigawatt, di queste 824 in Sardegna per 54,39 gigawatt: è sostenibile?

«Sulle cose troppo tecniche non voglio entrare. Parto da una considerazione: in Italia, e in particolare in alcune aree dove il turismo e la cultura sono fondamentali, occorre un’attenzione maggiore. Installare i pannelli solari in un posto brutto, secondario - ce ne sono tanti -, è diverso rispetto a “sdraiarli” sulle colline marchigiane cantate da Giacomo Leopardi. Pensi al verso “sempre caro mi fu quest’ermo colle...” e poi vedi gli specchi solari sui colli, non va bene. C’è modo e modo, c’è luogo e luogo dove piazzare i sistemi alternativi per produrre energia».

Purtroppo capita in molte zone.

«Tanti anni fa, quando Sergio Rizzo e io abbiamo scritto La Deriva, erano già evidenti i segni di quel che sarebbe accaduto. In un’intervista Alberto Asor Rosa – che purtroppo non c’è più – ci disse: “Davanti a certe devastazioni del paesaggio commesse in nome dell’energia pulita, rinnovabile, quasi viene da rimpiangere una centrale nucleare fatta bene, moderna e senza rischi”».

Chi dovrebbe scegliere dove e quanti impianti realizzare?

«Lo Stato, le Regioni, i Comuni e i cittadini. Invece succede che lo Stato assediato dal problemi dei gruppi nimby, non nel mio giardino, preferisce che se ne occupino le Regioni, le quali per lo stesso motivo sperano che le scelte siano fatte dai Comuni. Nessuno vuole prendersi la responsabilità di mettersi contro questa o quella comunità, il risultato è che le scelte si lasciano alle multinazionali che se ne infischiano dell’aspetto estetico o paesaggistico, a loro interessa solo dove tira più vento o splende maggiormente il sole e se il punto coincide con la basilica di Saccargia per loro va comunque bene. Questo è inaccettabile. Non ci si può rassegnare alla devastazione di certi paesaggi che sono fondamentali per la bellezza del nostro Paese ma anche per il turismo e l’economia. Su questo punto è corretto che la Regione Sardegna abbia preso del tempo per riesaminare i progetti».

Il decreto Draghi consente di superare eventuali contrarietà dei Comuni, delle Regioni e delle Soprintendenze.

«È intollerabile. La decisione non può essere presa solo dallo Stato. Ai funzionari romani o milanesi chiederei quanti di loro conoscono la basilica di Saccargia. Lo sanno che per mettere una delle pale eoliche previste in quella zona occorre fare un buco e riempirlo di una quantità di cemento che occupa gli stessi metri cubi della basilica? È accettabile? No. Bisogna trattare, trovare un compromesso, magari nobile, tra la necessità di energie alternative e la salvaguardia del paesaggio».

La Sardegna ospita le servitù militari più vaste d’Italia, ora si profilano quelle energetiche: non le sembra eccessivo?

«Eviterei certi ragionamenti sul filone “ce l’hanno con noi”. La Sardegna ha ottime ragioni per dire no, ma – secondo me – meglio stare alla larga dai discorsi che possono sembrare vittimistici».

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