L’esperto: «La caccia fa aumentare il numero dei cinghiali, altro che soluzione contro gli incidenti stradali»
Il direttore sanitario della clinica Duemari, Paolo Briguglio, interviene nel dibattito innescato dal terribile incidente sulla Sassari-Olbia costato la vita al medico di Bitti Ciriaco Meloni: «Diffidate da soluzioni semplici per menti deboli»Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
La caccia? Fa aumentare il numero di cinghiali: «L’uccisione indiscriminata senza effettuare nessuna programmazione e selezione esita nel paradossale risultato di aumentare la popolazione».
Paolo Bruguglio, direttore sanitario della notissima clinica veterinaria Duemari, interviene nel dibattito innescato dal terribile incidente del quale è rimasto vittima Ciriaco Meloni, medico di 44 anni di Bitti morto sulla Sassari-Olbia dopo che la sua auto ha investito un cinghiale che attraversava la strada.
Dopo la tragedia si sono sollevate numerose voci che hanno lanciato l’allarme sull’eccessiva proliferazione di ungulati in Sardegna e sulla necessità del loro contenimento. La strumento suggerito da tanti è la caccia: più animali abbattuti, è la tesi di chi la propone, meno pericoli sulle strade.
Briguglio smonta questa teoria: «La verità, come spesso capita, è un pelo più complessa di come chi ha sempre a portata di mano le soluzioni facili vuole farci credere».
Secondo il veterinario «i cinghiali sono tanti, hanno tutto il diritto in qualità di animali selvatici di muoversi sul territorio, e quindi anche il diritto di attraversare le strade. Capita che causino incidenti, per fortuna nella maggior parte dei casi con danni solo alle auto. Ma certamente non per loro volontà».
In natura, spiega Briguglio, «il controllo della popolazione viene effettuato dai predatori naturali, nel territorio europeo sono essenzialmente lupi, orsi e linci». Che nell’Isola non ci sono. Esistono, invece, i fattori «favorenti, tutti causati dall’uomo, tecnicamente si chiamano fattori antropici. Ossia inverni più miti, abbondanza di cibo (rifiuti, scarti agricoli e colture) e abbandono delle zone rurali con aumento della superficie boschiva e dei campi incolti». Elementi che «spingono verso un netto incremento del tasso di sopravvivenza e riproduzione». Inoltre in Sardegna «con certezza sono avvenute ibridazioni con maiali domestici allevati allo stato brado, che hanno aumentato la dimensione della cucciolata e ridotto il timore dell’uomo. E ciò è stato per anni uno dei principali motivi della persistenza della Peste Suina Africana». Il risultato? «Una popolazione più adattabile e più feconda di quella originaria».
Le risposte più immediate sono: «Uccidiamone il più possibile, caccia aperta tutto l’anno e spariamo anche nelle aree protette dove questi animali si rifugiano».
La soluzione per problemi complessi, prosegue l’esperto, «molto spesso è tutt’altro che semplice. Ma per avere il consenso di menti semplici bisogna proporre soluzioni simpatiche e veloci, tanto se poi non funzionano sarà sempre colpa di qualcun altro. In realtà», e qui arriva il cuore del ragionamento, «è stato abbondantemente dimostrato che l’uccisione indiscriminata senza effettuare nessuna programmazione e selezione esita nel paradossale risultato di aumentare la numerosità della popolazione. I cinghiali sono animali sociali, vivono in famiglie all’interno delle quali esiste una precisa gerarchia matriarcale che regola anche il controllo delle nascite. Si riproducono solo le femmine dominanti e in questo modo si evita il sovraffollamento che potrebbe superare la capacità portante del territorio ove la famiglia risiede».
Se la famiglia viene distrutta e dispersa dalla battuta e «vengono uccisi animali a caso, la conseguenza è la dispersione sul territorio delle femmine giovani che a quel punto si riproducono con un’efficienza riproduttiva molto più alta di quella propria delle femmine più anziane dominanti. Ed ecco fatto, la popolazione l’anno seguente è molto cresciuta e i cinghiali colonizzano aree dove prima non erano presenti».
La Natura, sottolinea Briguglio, «non fa mai cose a caso. Se metto a repentaglio una specie questa risponde mettendo in atto tutte le strategie per sopravvivere, qualche volte riesce, altre volte no. I cinghiali riescono sempre, sono piccoli carri armati. Si chiama “riproduzione compensatoria”: l’aumento della fertilità e del successo riproduttivo in risposta alla riduzione artificiale della densità».
Enrico Fresu
