Il ministro: «C’è la guerra in Ucraina, le centrali a carbone della Sardegna devono restare accese»
Inquinanti e usate come giustificazione per l’assalto delle rinnovabili. Pichetto Fratin ammette: «Stop alle altre, ma con quelle dell’Isola bisogna tutelarsi dai rischi di incidenti sulle pipeline del gas»Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Inquinanti. Sono la causa delle dichiarazioni di chi sostiene che la Sardegna non possa dire no all’assalto degli impianti per la produzione di energia rinnovabile perché, per le statistiche, è la regione che inquina di più per produrre energia. Eppure è il Governo a non voler spegnere le centrali a carbone di Fiumesanto e Grazia Deledda a Portovesme: con il clima di guerra devono garantire l’approvvigionamento elettrico al Pese in caso di “imprevisti” sulle altre fonti di sostentamento energetico.
La tesi, che alla fine rispecchia la posizione del Governo, è del ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, intervenuto al Festival dell'Economia di Trento organizzato da Gruppo 24 Ore e Trentino Marketing. Sullo smantellamento delle centrali a carbone, ammette, «bisogna essere cauti perché abbiamo una guerra in Ucraina».
La centrale Fiume Santo (foto concessa)
«Ho sempre fatto una domanda», spiega il ministro, «chi di noi è sicuro che non possa accadere un qualche incidente in una delle pipeline? Quella dell'Algeria ci porta dai 25 ai 30 miliardi di metri cubi di gas: dobbiamo in qualche modo anche tutelarci rispetto a rischi che possono esserci».
Pichetto Fratin lo sa: «Il carbone è il più inquinante in assoluto e di conseguenza l'intenzione mia, come Governo, è stata quella di dire: non produciamo più energia elettrica con il carbone dalle grandi centrali continentali», ossia Brindisi e Civitavecchia, «mentre rimane in Sardegna perché è l'unica soluzione per garantire la quantità di energia».
(Unioneonline/E.Fr.)