Cinzia Pinna uccisa, Ragnedda: «Potevo andarmene, ho fatto la scelta sbagliata»
Il reo confesso in Tribunale ha reso dichiarazioni spontanee e risposto alle domande del Gip: ha sparato al culmine di una lite, sostenendo di essersi sentito in pericolo. Intanto non si trovano vestiti e telefono della vittimaPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
«Potevo andare via, ho fatto la scelta sbagliata. La più sbagliata». Ha iniziato con dichiarazioni spontanee. Poi ha risposto alle domande. È durato poco meno di due ore, davanti alla Gip del tribunale di Tempio, Marcella Pinna, l’interrogatorio di garanzia di Emanuele Ragnedda, il quarantunenne – assistito dall’avvocato Luca Montella – reo confesso dell’omicidio di Cinzia Pinna, la trentatreenne di Castelsardo il cui corpo è stato trovato ieri nella tenuta dell’imprenditore, tra Arzachena e Palau.
In Tribunale, a Tempio, Ragnedda ha confermato quanto affermato ieri durante l’interrogatorio davanti ai carabinieri, al pm titolare dell’inchiesta Noemi Mancini e al procuratore capo di Tempio, Gregorio Capasso, subito dopo il fermo: aveva rivelato di aver sparato alla sua vittima, la notte tra l’11 e il 12 settembre, al culmine di un litigio: un’azione compiuta, a suo dire, dopo essersi spaventato – con azioni influenzate anche dall’abuso di droghe – perché la donna gli si era avvicinata impugnando un oggetto. Anziché andarsene, lui ha deciso di sparare con la sua pistola: la deteneva regolarmente. Vivendo in una zona isolata temeva per la sua incolumità. L’ha rivolta contro una donna e ha premuto il grilletto.
«Ha confermato tutto e aggiunto alcuni particolari», ha detto il procuratore capo di Tempio, Gregorio Capasso, all’uscita del palazzo di giustizia.
Il lavoro degli inquirenti però non è finito. All’appello mancano il cellulare della vittima, ma anche i vestiti che indossava la sera del delitto. E l’attenzione si è concentrata anche su eventi che sarebbero avvenuti un sabato dopo l’omicidio, quando nella casa e nel terreno di Conca Entosa, con Cinzia Pinna morta da tempo, sarebbero andate alcune persone le cui attività devono essere chiarite.
L’AVVOCATO: LUI DISPIACIUTO PER LA VITTIMA E LA SUA FAMIGLIA