Buddusò, Bitti e Orgosolo: sono i paesi sardi che negli ultimi giorni si sono aggiunti alla lista di quelli nei quali si è registrato un focolaio di dermatite nodulare contagiosa tra i bovini. Il dato sale così a 62 dall’inizio dell’epidemia, anche se cresce anche quello dei contagi considerati estinti: i capi di bestiame, in questi casi, sono stati tutti abbattuti. Sono stati uccisi 907 animali, finora. Mentre 117 sono stati stroncati dal morbo. In totale i capi interessati sono stati 2.656. 

A preoccupare è il fatto che nei tre centri aggiunti all’elenco finora non si era registrato nemmeno un caso. E succede mentre è in corso una massiccia campagna di vaccinazione. «Occorre intensificarla in quei comuni e nelle zone vicine: è fondamentale e urgentissimo», avverte Alberto Laddomada, ex guida dell’Istituto zooprofilattico sperimentale, responsabile della task forze che ha debellato la peste suina in Sardegna, che osserva con attenzione l’evoluzione della malattia. 

Nell’Isola intanto aumentano anche i focolai di blue tongue tra le pecore. I numeri non sono ancora da allarme rosso, ma l’incremento è tangibile.

Il primo  caso di questa nuova ondata era stato accertato nella prima settimana di luglio a Onanì. Da lì la febbre catarrale degli ovini si è estesa: 15 focolai in quel mese, 56 in quello successivo e già 22 certificati a settembre. Per ora sembrano “liberi” solo il nordovest e il sudovest (a eccezione di Teulada). 

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