I Comuni sardi sono a un passo dal collasso finanziario a causa del caro bollette e dei rincari: o arrivano soldi dalla Regione o si rischia il default. Non è un’iperbole giornalistica ma l’allarme lanciato dai sindaci e rappresentanti delle associazioni delle amministrazioni locali (Anci, Asel e Cal) che questa mattina a Cagliari hanno incontrato il presidente del consiglio regionale, Michele Pais, e tutti i capigruppo.

Nelle casse dei municipi mancano circa 60 milioni di euro: soldi che basterebbero solo per pagare le fatture dell’illuminazione pubblica e delle scuole. Poi c’è l’aumento delle richieste di aiuti che arriva da famiglie e imprese.

“Non solo da coloro che vengono seguiti dai nostri servizi sociali”, che vivono una situazione di disagio permanente, “ma anche da nuclei monoreddito, che ricevono bollette della corrente da 600 euro. O da attività produttive che le hanno viste triplicare. Si rivolgono tutti a noi, che siamo la prima  interfaccia”. Gli esempi pratici sono del sindaco di Cagliari, Paolo Truzzu, che con i rincari ha che fare da padre di famiglia ma anche come amministratore della prima città della Sardegna. Proprio oggi la sua dirigente per il settore ha stanziato 5,6 milioni di euro per mantenere accesi i lampioni e i semafori del capoluogo: due milioni in più rispetto a quanto preventivato solo ad aprile. 

"Fino al 2021”, spiega il primo cittadino, “abbiamo avuto un calo annuale delle bollette del 10-12%. Quest’anno da 4 milioni di euro ipotizzati passiamo a quasi 10. E succede nonostante l’efficientamento energetico degli impianti e le tariffe vincolate fino a giugno”. In mancanza, la situazione sarebbe anche peggiore. 

Per quest’anno, grazie all’utilizzo degli avanzi di amministrazione, i soldi in bilancio ci sono. A Cagliari, almeno. Saranno però sottratti agli investimenti. Il dramma è dietro l’angolo. “Le spese correnti dovranno essere affrontate con entrare correnti. Se i costi dell’energia non dovessero diminuire”, sentenzia Truzzu, “abbiamo due strade: o il taglio dei servizi o l’aumento delle tasse. E questa seconda non basterebbe comunque”. 

Per questo è stata chiesta alla Regione l’istituzione di un fondo destinato agli enti locali per affrontare le spese ingigantite dal caro energia. 

Il calcolo, per grandi linee, è presto fatto. Alle maggiori città servono, in tutto, circa 20 milioni. I piccoli Comuni invece – la stima è del presidente dell’Anci, Emiliano Deiana – necessitano ognuno di somme che vanno dai 100mila ai 200mila euro. Sessanta milioni in tutto, a occhio, è la cifra necessaria. Solo per tamponare l’emergenza. 

"I nostri Comuni sono al collasso", sostiene Maria Paola Secci, sindaca di Sestu e presidente del Cal - ci troviamo in una situazione drammatica per i rincari energetici: imprese famiglie ed enti locali sono stremati da una situazione che era già difficile per gli effetti della pandemia. Abbiamo chiesto ai consiglieri e alla Giunta dei trasferimenti di fondi per aiutarci". I provvedimenti, per gli amministratori, andranno inseriti nella legge omnibus: approvata  in Giunta, nessuno ne conosce i contenuti. 

"Chiediamo che nella omnibus siano presi provvedimenti adeguati”, ha ribadito  il presidente dell'Anci, Emiliano Deiana, “perché abbiamo la scadenza del bilancio 2022 e l'impostazione previsionale del 2023. Ovviamente ci aspettiamo un intervento anche a livello nazionale: l'Anci ha chiesto un miliardo di euro per tutti i Comuni italiani".

In consiglio regionale anche la sindaca di Fonni, Daniela Falconi: "Quest'anno finora ci è venuto in soccorso il meteo”,  ha sottolineato, “ma dalla prossima settimana dovremo accendere i riscaldamenti, in particolare negli edifici scolastici". E il gasolio costa sempre di più. 

© Riproduzione riservata