Uno screzio avvenuto qualche giorno prima, è questo il motivo dell’accoltellamento di sabato sera in via Sicilia, alla Marina. Erano passate da poco le 20 quando i due ragazzi si sono incontrati nel cuore della movida cagliaritana: un battibecco, qualche spinta, schiaffi, poi uno tira fuori dalla tasca un coltello da cucina di 30 centimetri.

Un quindicenne di Quartucciu, trafitto per tre volte all’addome e alla schiena, è ricoverato al Brotzu in condizioni serie ma non in pericolo di vita. E un altro quindicenne, cagliaritano, è rinchiuso nell’Istituto di prima accoglienza per minorenni a Quartucciu, indagato dalla Procura del Tribunale dei minori per tentato omicidio.

«Adesso mi sto riprendendo perché lo vedo bene. Un po’ dolorante certo, con i punti, ma è stabile», dice la madre della vittima dopo una notte di terrore. «I due si conoscevano di vista, ma non erano amici. Si erano stuzzicati altre volte, ma mai arrivati alle mani. Non so perché sia degenerata. Anche mio figlio mi ha detto: “mamma, non lo so. Io ho solo reagito”». La donna pensa sia un «agguato organizzato».

Intanto si fa strada l'ipotesi di una “zona rossa” anche alla Marina. «Ne parlerò con il prefetto», dichiara il sindaco Massimo Zedda, sottolineando che «il minorenne autore dell’accoltellamento è stato immediatamente arrestato», cosa che «testimonia la presenza e la capacità d’intervento tempestivo delle forze dell’ordine».

Ma cosa succede agli adolescenti? Virginia Priolo, psicologa e mediatrice familiare cagliaritana, collega il malessere al Covid, al “tutti a casa” che comportava: «Ha lasciato un segno negativo sulla gestione delle emozioni e sulla socialità degli adolescenti, isolati proprio quando si stavano formando un’identità sociale. Da questo discende una difficoltà ad autoregolarsi a livello emotivo».

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