Assalto eolico, l’attivista di “Surra” Elena Pinna: «Una passata di colpi per scuotere la rassegnazione»
L’artista sarda emigrata in Francia: «Non siamo contro un gruppo politico o una parte sociale, ma contro uno stato di immobilità mentale e collettiva»Video di Lorenzo Piras
Elena Pinna, 32 anni, artista sarda emigrata in Francia, è attivista di “Surra”, movimento che supporta i comitati per cercare di bloccare l’assalto eolico che sta subendo l’Isola.
In una lunga intervista con L’Unione Sarda in edicola oggi, Pinna ha chiarito le origini di “Surra”: «In italiano vuol dire una passata di colpi. Il nome nasce con questo intento: rompere gli schemi, spezzare l’inerzia, scuotere la rassegnazione». E poi: «Surra non è contro un gruppo politico o una parte sociale, ma contro uno stato di immobilità mentale e collettiva. È lì che colpisce. Surra è anche un acronimo che racchiude il nostro credo: Sardigna-Unida-Rinaschida-Resistenti-Autodeterminada».
Per un certo periodo Pinna è stata l’unica persona seguita sui social dalla governatrice Todde.
«Ho iniziato la mia divulgazione parlando di linguistica e storia sarda, portando avanti e diffondendo il lavoro del glottologo Salvatore Dedola, che stimo profondamente e di cui sono diventata amica. A un certo punto la presidente Todde ha iniziato a interagire con quei contenuti, fino a seguirmi. Ho colto l’occasione per indirizzarle un video, taggandola e inviandoglielo anche in privato. Non pretendevo risposte, ma sentivo il dovere di tentare un confronto».
Sui social posta diversi video sull’assalto eolico e fotovoltaico.
«Credo fermamente che si possa agire. Il fatto che negli ultimi tempi molti progetti siano stati ritirati dalle stesse società proponenti dimostra che il lavoro dei comitati, dei giornalisti e della divulgazione ha inciso. La Sardegna, nella sua maggioranza, è contraria a ciò che sta accadendo. Il problema è la disinformazione e la poca consapevolezza. La prima soluzione è quindi l’informazione. Quando le persone capiscono cosa sta succedendo, nasce la mobilitazione. Nasce il dissenso».
