Per i signori del vento la strada è tracciata. Secondo i numeri più recenti pubblicati da Terna, le richieste sul territorio regionale sono 756 e segnano il confine di uno sfregio senza precedenti al territorio di una Sardegna mai così indifesa, sola, ferita.

Pale, impianti agrivoltaici, solari e fotovoltaici assaltano, su diktat dell'Unione europea e del Governo di Roma, la Giara come Saccargia, il nuraghe di Barumini come, al largo del nostro mare, la Costa Smeralda.

Sono solo alcuni dei fiori all'occhiello che risplendono sotto la bandiera dei Quattro mori che rischiano di subire trasformazioni paesaggistiche tremende, le stesse (se non peggiori) per le quali si è a lungo levato il coro di chi chiedeva di ridurre le volumetrie per le ville al mare dei milionari, in nome di una transizione ecologica decisa da burocrati.

Almeno questa è la tesi degli attivisti della Rete Pratobello, in onore della proposta di legge di iniziativa popolare da 211mila firme: «L'unica norma», sostengono i sostenitori dell'iniziativa che l'estate scorsa ha mobilitato tutta la regione, per mano dei comitati e sotto l'egida del padre della proposta, il sindaco di Orgosolo, Pasquale Mereu, «in grado di fornire all'Isola uno scudo urbanistico sancito dallo Statuto e di fermare l'assalto sferrato dalle multinazionali dell'eolico». 

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