Ha dato la voce a Russell Crowe nel "Gladiatore", a Samuel L. Jackson in "Pulp Fiction", a Pierce Brosnan in "James Bond", e anche a Hugh Grant nel Diario di "Bridget Jones".

Luca Ward, il più celebre doppiatore italiano, attore di successo in teatro e tv, ha deciso a 60 anni di scrivere la sua autobiografia.

Nel libro "Il talento di essere nessuno" racconta l'infanzia difficile, il suo amore per il mare, l'ambiente artistico ma anche l'indigenza in cui è cresciuto, la passione e l'ostinazione nel lavoro, i suoi due grandi amori, la famiglia, la malattia di sua figlia.

"Oggi mancano punti di riferimento e magari un padre, un uomo, che ha percorso una certa parte della sua vita, anche fra mille difficoltà, potrebbe essere d'aiuto, di spunto per qualcuno. Infatti il libro io lo dedico fra l'altro a tutti quelli che credono di non farcela. Non è così".

Ward ha ottenuto grande successo come attore in tv con "Cento vetrine" e "Elisa di Rivombrosa" e in teatro con musical come "My fair lady", "Mamma mia!" o "The Full Monthy". Anche i suoi genitori erano attori, ma dopo la morte prematura del padre Luca ha fatto mille mestieri.

"La sensazione che avevo io da bambino era che il mestiere dei miei genitori non l'avessero proprio azzeccato. Cioè troppo complesso, troppo difficile, troppo in balia delle correnti. Recitava in cinque lingue mio padre, quindi non era proprio uno non preparato, cantava, ballava, recitava, era molto bravo. Sì c'è stato anche questo: la voglia di rivalsa e di riscattare mio padre".

La svolta della sua carriera è avvenuta sicuramente con "Il Gladiatore".

(Unioneonline/v.l.)
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