L’Anticrimine.

«Seguiamo i soldi e troviamo i fuorilegge» 

Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp

«Siamo facendo ciò che predicava il giudice Giovanni Falcone: seguiamo i soldi, poi saranno loro a portarci alle persone. È con questa mentalità, che sono stati inferti colpi durissimi alla mafia». Il primo dirigente Roberto Cilona, a capo della divisione Anticrimine della Questura cagliaritana, siciliano come il giudice che cita, non ha bisogno di essere convinto della bontà delle misure preventive patrimoniali nella lotta al crimine. Anzi, casomai ne è un’entusiasta testimone,

Cilona è partito da un convincimento che gli ha dato ragione: non tutti i proventi del narcotraffico della banda sgominata con l’operazione “Primavera fredda” erano suddivisi tra i componenti della banda criminale. Una parte era invece reinvestita per l’importazione di altri contingenti di droga dall’estero, che finiva poi per essere rivenduta per strada in Sardegna a prezzo ultramaggiorato. E quel che restava, veniva trasformato in beni in grado di produrre reddito a loro volta. Insomma, prima l’incasso, poi le quote tra reinvestimento in droga e il riciclaggio dei guadagni portati dal traffico di stupefacenti. Un ragionamento attribuito dalla stessa Polizia di Stato a Christian Pireddu di Orani e Bastiano Sanna di Silanus, che secondo le loro indagini sarebbero i capi della banda di trafficanti di droga: la condanna in primo grado è tutt’altro che definitiva. Ma sarebbe a loro, secondo la Questura di Cagliari, che facevano capo i beni per oltre due milioni di euro sequestrati. (l. a.)

RIPRODUZIONE RISERVATA

Questo contenuto è riservato agli utenti abbonati

Per continuare a leggere abbonati o effettua l'accesso se sei già abbonato.

Accedi agli articoli premium

Sfoglia il quotidiano da tutti i dispositivi

Sei già abbonato?
Sottoscrivi
Sottoscrivi

COMMENTI