L’IA e la Borsa in altalena: l’editoriale del 27 novembre 2025
Di Alberto MingardiNei giorni scorsi Nvidia, impresa che sviluppa hardware per i datacenter e i supercomputer su cui si addestrano le intelligenze artificiali, è stata sulle montagne russe. Il titolo è sceso dopo che Meta ha annunciato che comprerà i chip necessari per i suoi sistemi di IA da Google. A 177 dollari per azione, rimane comunque ben al di sopra del minimo degli ultimi 12 mesi (86).
In generale, la notizia è arrivata dopo giornate in cui il Nasdaq, l’indice dei titoli tecnologici, ha perso terreno. Ciò ha indotto molti a sostenere che la fase, del resto assai lunga e felice, di espansione dei mercati sia giunta al termine. La capitalizzazione delle imprese quotate al Nasdaq è salita, dalla fine del 2021, circa del 50%: a dispetto della guerra in Ucraina, dei dazi, delle turbolenze internazionali legate all’amministrazione Trump, eccetera. Ma del resto anche la capitalizzazione complessiva delle società quotate alla Borsa di Milano è cresciuta in modo significativo dalla fine del 2021 a oggi, di circa il 25–30% in valore nominale.
Siamo a livelli molto elevati; nessuno dovrebbe stupirsi di una correzione. I prezzi non sono “tariffe” stabilite da un'autorità: essi sono indicatori sintetici, che riflettono stime e aspettative degli agenti economici. Sono il miglior strumento che abbiamo per impiegare le risorse a nostra disposizione, ma non sono sempre “perfetti”.
Sono la conseguenza di azioni e valutazioni di esseri umani in carne e ossa. Che, come sappiamo, spesso prendono degli abbagli o inseguono le loro manie.
Pensate a un mercato che tutti conosciamo più o meno direttamente: quello delle case. Quante volte capita di vedere appartamenti messi in vendita a un prezzo troppo alto, considerate le caratteristiche dell’immobile? E quante volte capita di osservare proprietari di casa che si incaponiscono sulla propria opinione sul valore a cui l’appartamento dovrebbe passare di mano, senza considerare che nessun compratore si fa avanti? Il mercato corregge, a fatica, i loro errori di valutazione. Ma se, in un certo momento, le persone sono tutte convinte che il prezzo a cui potranno vendere i loro immobili fra un anno sarà maggiore di quello a cui possono venderli oggi, la disponibilità di immobili e il prezzo di riserva dei venditori rifletteranno questa convinzione. Se poi l’anno successivo le cose vanno diversamente, per motivi i più diversi, la conclusione che ne traiamo è semplicemente che quelle convinzioni si sono rivelate errate.
Agli esseri umani succede continuamente. Noi ci convinciamo di tante cose: di essere determinati a perdere peso, di amare alla follia un’altra persona, di preferire il cioccolato bianco o dell’assoluta necessità di acquistare quell’oggetto particolare per essere più felici. Ogni tanto cambiamo idea con piena consapevolezza. Ogni tanto, invece, la situazione in cui ci troviamo evolve in un modo che rivela quanto affrettato era il nostro giudizio.
La velocità con cui Nvidia ha scalato la borsa testimonia la diffusa convinzione che l’intelligenza artificiale cambierà il volto del pianeta. Ma valori di borsa così elevati anticipano un rendimento futuro spettacolare. Gli investimenti che stiamo facendo nell’intelligenza artificiale potranno essere remunerati in modo coerente con le aspettative solo se avranno per conseguenza uno strepitoso salto in avanti in termini di produttività. È il mondo sognato e descritto da Elon Musk: un mondo nel quale si genererà talmente tanta ricchezza che tutti o quasi potremo vivere di rendita.
Del diman non v’è certezza. Gli scettici sottolineano che, per ora, l’intelligenza artificiale ci ha dato ottime traduzioni automatiche, che fanno risparmiare tempo ma tutto lì. La qualità delle ricerche su Internet è peggiorata. Le applicazioni profittevoli, per ora, sono circoscritte al mondo, pur importante, del software. In realtà è difficile avere una visuale d'insieme: le imprese stanno adottando sistemi di IA in ambiti molto diversi. Ma sono tentativi il cui esito si potrà misurare solo fra qualche tempo.
Che il mercato ogni tanto si corregga, è normale. Le speranze rimangono; i dubbi, però, cominciano anch’essi a circolare. Vale per l’IA quanto disse Zhou Enlai nel 1972, quando gli chiesero un giudizio sulla rivoluzione francese (ma intese il maggio '68). È troppo presto per misurarne gli effetti.
Alberto Mingardi
Direttore dell’Istituto "Bruno Leoni”