Giudici al centro: il Post del lunedì – 3 novembre 2025
Di Bepi AnzianiDa qui a primavera non si parlerà d’altro che del referendum sulla giustizia. Perché, checché se ne dica, la destra non può permettersi di perderlo e la sinistra non può permettersi di non vincerlo. Prepariamoci dunque a serrati dibattiti tra fautori del Sì e del No, ma soprattutto impariamo a districarci tra narrazioni che mescoleranno inevitabilmente il merito della riforma con tutto ciò che non c’entra, ma che fa presa sugli elettori. Come spesso accade in Italia, più che di una questione di diritto si tratta di una battaglia di schieramento, dove la “giustezza” della legge conta meno della vittoria simbolica. In questo clima finiscono risucchiati anche i diretti interessati, pm e giudici, che, volenti o no, si muovono in un campo attraversato da simpatie e diffidenze politiche. Eppure basta guardare i numeri: nelle ultime elezioni dell’Associazione Nazionale Magistrati, la maggioranza dei voti è andata alle correnti centriste e moderate. La corrente storicamente di sinistra, Magistratura Democratica, è oggi la meno rappresentata, anche se, forse, la più chiassosa. Quello delle “toghe rosse” è un luogo comune. Paradossalmente, mentre cala il peso della sinistra giudiziaria, è il centrosinistra politico ad aver cambiato pelle, passando dall’antico garantismo riformista a una linea spesso più giustizialista e moralista. E anche questo spiega perché, se la realtà cambia, le tifoserie restano le stesse.
Bepi Anziani