ASSEMINI Una giovane "chioccia" per Agazzi. Si presenta Ivan Pelizzoli, 30 anni, il nuovo portiere del Cagliari ha svolto il primo allenamento con i compagni e ieri ad Assemini, davanti ai microfoni, ha svelato i retroscena che gli hanno fatto scegliere la Sardegna.

L'esperienza russa è ormai alle spalle, dopo mezza stagione all'AlbinoLeffe l'ex enfant prodige dei portieri italiani prova a ripartire dal rossoblù. Una scelta dettata dalle lusinghe del presidente Cellino, che hanno convinto definitivamente l'ex portiere della Roma. Pochi grilli per la testa, nel segno della continuità già nata con Lupatelli e Marchetti, Pelizzoli farà da secondo ad Agazzi e come numero di maglia ha scelto il 25 (fu già di Agazzi, Chimenti e Franzone). «Sarò la sua chioccia», dice senza mezzi termini, «è un giovane e bravo portiere ma ha bisogno di consigli e io sono qui per darglieli. Lo conosco dai tempi dell'Atalanta, quando io ero nella Primavera e lui nei Giovanissimi».

Cagliari sempre più bergamasca, Pelizzoli conosce Marchetti, Agazzi e tanti altri rossoblù che hanno giocato o sono nati a Bergamo. «Sono contento, l'accoglienza è stata subito molto buona da parte di tutti». L'ex romanista riscopre la serie A, abissali le differenze con il campionato russo: «Lì poca tattica, qui tanta, si lavorava solo dal punto di vista fisico. Sono contento di essere ritornato».

Nessun dubbio sulle proprie condizioni: «Sto bene», assicura, «potrei giocare anche subito». Altissimo, 195 centimetri, sicuro tra i pali e nelle uscite, Pelizzoli non sembra preoccuparsi poi tanto per non aver rispettato le promesse di inizio carriera, quando era stato indicato dai più come il giovane portiere più bravo: «Stava procedendo tutto molto bene poi, nell'ultimo anno a Roma, quando cambiammo cinque o sei allenatori, sono stato scelto come uno dei capri espiatori per la stagione fallimentare. Dopo sono andato a Reggio e ho ripreso bene». Ma nel frattempo era già arrivato Buffon: «Un grande», sottolinea, «da lui c'è solo da imparare». Che Cagliari sarà? «È presto per dirlo», conclude, «ma la mentalità mi sembra quella giusta».

FEDERICO FONNESU
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