Cresce la preoccupazione per l’aumento dei casi di lingua blu in Sardegna e, in particolare, nel Sulcis dove si stanno registrando già decine di focolai. Un problema molto forte in questi giorni e tanto sentito dagli allevatori, che si somma ai problemi legati alla siccità.

«Siamo fortemente preoccupati soprattutto perché si tratta del sierotipo 3, molto più virulento e sul quale non esistono vaccini - sottolineano Giorgio Demurtas e Luca Saba, presidente e direttore Coldiretti Cagliari - per tamponare il fenomeno è necessario che si attivino in fretta tutte le procedure per sostenere gli allevatori per l’acquisto e somministrazione degli antiparassitari - continuano - bisogna fare tutto il possibile per limitare i contagi sperando di non dover fare la conta dei danni nelle prossime settimane».

«Abbiamo già subito perdite di capi e constatiamo l’aumento dei casi di aborto. Dopo la siccità che ci sta mettendo in crisi, questa esplosione dei casi di lingua blu sta mettendo seriamente a rischio il nostro lavoro - dice Mattia Montalbano, allevatore di Fluminimaggiore - i sintomi sono stati evidenti da subito, purtroppo li conosciamo da anni e abbiamo subito allertato le Asl che sono venute e hanno constatato la positività dei capi. La situazione si sta aggravando perché siamo da settimane senz'acqua e siamo costretti a portarla con le autocisterne - aggiunge - veder perdere il frutto del proprio lavoro è davvero deprimente e con gli aborti in atto il tutto si aggrava. Il nostro futuro produttivo è a rischio perché si sta compromettendo la nuova campagna».

Non c’è pace nemmeno a Iglesias: «Da una settimana l’epidemia ha ripreso a viaggiare e con il sierotipo 3 purtroppo non si scherza perché è molto contagioso. Abbiamo registrato capi morti e altri sono malati, siamo molto preoccupati - aggiunge Salvatore Peddis, allevatore di Iglesias - chiediamo che ci possano venire incontro con antiparassitari e poi cerchiamo di capire i danni reali che avremo. Bisogna tamponare con le forniture oggi perché i costi che stiamo sostenendo sono alti e si sommano agli altri problemi che abbiamo come la siccità - conclude - con l’epidemia già oggi vediamo a rischio tutta la stagione prossima. La velocità di intervento è tutto, noi stiamo tamponando ma i prodotti sono costosi e speriamo in un aiuto».

Anche in Gallura è attenzione massima per i focolai che rischiano di mettere in difficoltà non solo il settore ovino, ma anche quello bovino, in un’area fortemente vocata a questo allevamento. Tra le maggiori preoccupazioni c’è quella di un possibile blocco delle movimentazioni degli animali per circa 60 giorni. «Stiamo seguendo con estrema attenzione l’evolversi dell’espansione della malattia con le prime ripercussioni sul settore ovino, ma siamo fortemente preoccupati per quanto può accadere per il bovino che in Gallura rappresenta un importante indotto economico per le nostre tante aziende», sottolinea Antonello Fois, presidente Coldiretti Nord Sardegna.

Anche Confagricoltura manifesta il timore che nelle prossime settimane l'epidemia si possa espandere da un allevamento all'altro, aiutata dalle alte temperature che favoriscono il propagarsi dei culicoidi, i piccoli insetti vettori, con cui si muove la blue tongue.

«La sanità animale regionale è in allerta - spiega Confagricoltura - e proprio questa mattina si è tenuta a Sassari una riunione dove sono emerse due novità rispetto al passato: i focolai di quest'anno sono partiti un mese prima del 2023 e, a oggi, i vaccini per i bovini, animali portatori della malattia, non sono ancora stati messi in disponibilità dalla Regione».

«Il quadro attuale palesa, ancora una volta, una mancata programmazione delle istituzioni rispetto a un'emergenza che di anno in anno va ripetendosi - afferma il presidente di Confagricoltura Sassari Olbia-Tempio, Stefano Taras -. Ci appelliamo agli allevatori affinché seguano le poche buone pratiche di biosicurezza esistenti per fronteggiare le condizioni di propagazione: dall'uso corretto degli insetto-repellenti alla riduzione delle pozze d'acqua in prossimità dei luoghi dove sostano o si muovono le pecore. Chiediamo inoltre ai veterinari delle Asl di accelerare le vaccinazioni, così da assicurare una maggior copertura sanitaria e quel controllo virologico di gregge che contribuisce a ridurre i contagi», ha concluso Taras.

(Unioneonline)

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