#Un libro da scoprire: gli eroi e le eroine che salvarono l’arte italiana
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Il nostro è il Belpaese, un appellativo legato soprattutto al fatto che l’Italia è un grande museo.
Nelle sue città, fra le sue campagne e colline, è possibile “incontrare” alcuni dei più grandi capolavori dell’arte occidentale e nelle nostre lande sono nati e hanno lavorato alcuni dei più grandi artisti di tutti i tempi. Non c’è quindi da stupirsi se i più noti conquistatori e tiranni, da Napoleone fino a Hitler, abbiano preso di mira lo “Stivale” con le sue meraviglie.
E non c’è neppure da sorprendersi che tante opere create in Italia abbiano vissuto destini travagliati: trasportate per il mondo, rubate in guerra, a volte restituite a volte no, spesso perdute.
Se però il nostro patrimonio artistico rimane ancora ricchissimo lo dobbiamo anche ad alcuni eroi ed eroine che hanno lottato e rischiato la vita per mettere in salvo i nostri tesori d’arte e si sono adoperati per riportare in patria quelli che erano diventati bottino dei conquistatori.
Lo storico e giornalista Alessandro Marzo Magno ha ricostruito le gesta di questi “grandi italiani” nel suo Missione grande bellezza (Garzanti, 2017, Euro 20,00, pp. 320. Anche EBook), un libro che raccoglie storie coraggiose e avventurose di quelle donne e di quegli uomini che hanno recuperato e messo in salvo la bellezza del nostro Paese.
Storie che ci testimoniano soprattutto come saccheggiare il patrimonio artistico sia un modo per umiliare i vinti, per strappargli qualcosa di fondamentale e insostituibile: "Trasformare il patrimonio artistico in bottino significa impossessarsi dell’anima del nemico", conferma Alessandro Marzo Magno. "Quando i romani conquistarono la Grecia non a caso portarono a Roma i capolavori dell’arte ellenica.
Quando i crociati conquistarono Costantinopoli nel 1204 trasportarono in Occidente i capolavori che la città ospitava. Insomma: impossessarsi delle opere d’arte e, purtroppo, delle donne è sempre stato un modo per colpire nel profondo il nemico".
Saccheggiare il patrimonio artistico ha quindi un grande valore simbolico. Esistono leggi che permettano di recuperare l’arte sottratta?
"Il diritto aiuta poco in questi casi. L’arte svolge, infatti, un ruolo importante in ambito politico. Possederla è segno di potenza.
Per questo la restituzione delle opere sottratte è frutto di lunghe trattative e di accordi tra Stati e per questo ci sono ancora oggi molte questioni aperte relative alla Seconda guerra mondiale.
L’Italia chiede indietro alla Germania capolavori come il soffitto di Sebastiano Ricci che si trovava a Palazzo Mocenigo a Venezia e ora è a Berlino. Però allo stesso tempo il nostro Paese trattiene molti capolavori sgomberati dall’Istria nel 1944.
Quelle opere d’arte sono state rivendicate per anni dalla Jugoslavia e oggi lo sono dalla Slovenia. Un contenzioso aspro, di cui si parla poco".
Un contenzioso che pesa sui rapporti di buon vicinato?
"Diciamo che il contenzioso, che è molto spinoso, viene tenuto sottotraccia, proprio per non danneggiare i rapporti tra i due Stati che sono parte entrambi dell’Unione Europea.
In concreto, però, sulla questione delle opere d’arte provenienti da Fiume nessuno dei due Paesi vuole fare concessioni e un accordo non si trova neppure a più di settanta anni dalla fine del conflitto".
Nel sottotitolo del libro di parla di eroi ed eroine che salvarono i capolavori italiani. Chi furono questi personaggi che tanto hanno fatto per il nostro Paese?
"Erano personaggi molto diversi tra loro.
A riportare in Italia molte opere d’arte sottratte allo Stato Pontificio da Napoleone fu un grande artista come Antonio Canova. Durante la Seconda guerra mondiale sono stati anche sconosciuti funzionari o sovrintendenti di musei.
Queste persone, però, erano accomunate da un amore viscerale per l’arte e dalla convinzione che per salvaguardare i capolavori bisognasse conservarli nel loro contesto originario. Fu un lavoro immane che ha avuto come protagonisti i Monument men, ma anche tante Monument women italiane".
Chi erano quelle donne che combatterono per l’arte?
"Io nel libro mi concentro su tre figure straordinarie, tre sovrintendenti: Palma Bucarelli a Roma, Fernanda Wittgens a Milano e Noemi Gabrielli a Torino. Fecero moltissimo per preservare il patrimonio artistico della loro zona di competenza.
Palma Bucarelli era un membro dell’alta società romana e sfruttò tutte le sue conoscenze per mettere in salvo opere d’arte. Fernanda Wittgens era la sovrintendente della Pinacoteca di Brera a Milano, museo praticamente distrutto dai bombardamenti durante la guerra.
Ebbene, sottrasse al furto e alla distruzione le opere d’arte e poi si dedicò a salvare ebrei e partigiani. Venne poi catturata e passò lunghi mesi nel carcere di San Vittore. Insomma una figura a tutto tondo della lotta contro il fascismo e il nazismo".