Un nastrino rosso come un solco sulla carta bianca. Scende morbido, a simboleggiare il sangue. Si intitola Gaza ed è un modo efficace ed essenziale di evocare la tragedia terribile della guerra. L’artista Igino Panzino la propone in una mostra a Nuoro che raccoglie le sue ultime opere, ma quella è l’unica a cui dà un titolo. Le altre sono affidate alla sensibilità di ogni visitatore che, in composizioni geometriche essenziali, può cogliere l’inedita forza espressiva di tanti elementi marginali, tutti raccolti per strada, in modo casuale, dalle foglie alle piume, dal coccio a una rete metallica, da un lembo di cartone a una pietra di scarto. Li trova nel cammino che fa a piedi dalla sua casa di Sassari allo studio e li ricompone in modo originale. Piccole cose intinte di bianco che nei giochi di luce e ombre acquistano una sorprendente dignità sulla base di una ricerca artistica alimentata dal riuso di oggetti destinati a finire tra i rifiuti. Fanno parte della serie “Poesie materiali” e si propongono come immagini simboliche di un’urbanità frammentata che l’arte nobilita.

Gaza, opera di Igino Panzino (foto concessa)

Igino Panzino, figlio d’arte (la madre era la pittrice Liliana Cano), torna a Nuoro vent’anni dopo la sua ultima mostra personale. Uno spazio temporale ampio per i percorsi sperimentali dell’artista, ora concentrato sull’uso della carta. In città, nell’aiuola di piazza Veneto, domina un’installazione in metallo che mostra una farfalla.

Nel corso della sua carriera, Panzino attraversa linguaggi diversi e si confronta col disegno, con la pittura, con la scultura, con l’incisione, anche con la fotografia e la scenografia. Al centro del percorso il rapporto tra forma, spazio e materia. Emerge già negli esordi degli anni Settanta quando mostra un approccio neocostruttivista, attento allora come pure in ogni fase successiva alla dimensione sociale e all’etica del fare artistico.

Installazione di Igino Panzino in piazza Veneto a Nuoro

La mostra proposta a marzo a Nuoro, intitolata “Il dio delle piccole cose”, si inserisce in una ricerca più intima, comunque rivolta alla realtà proponendo un universo poetico realizzato con elementi poveri e dimenticati. Sembra quasi un invito ad avere uno sguardo nuovo, a dare attenzione a ciò che in apparenza non ne avrebbe. «Queste opere sono la rivalutazione degli scarti, l’artista crea piccoli simulacri», spiega Viola Spanu che accoglie i visitatori nella sala di Mancaspazio, galleria del centro storico di Nuoro.

«La ricerca dell’artista verso il riuso di elementi abbandonati o di scarto non si limita a ciò che incontra durante le passeggiate quotidiane per le vie della sua città, ma comprende anche il materiale che utilizza per realizzare le opere: la carta», sottolinea Chiara Manca che cura la mostra assieme a Damiano Rossi. «Nella sua decennale produzione artistica - aggiunge - la carta è stata sempre un elemento fondamentale. Ritagliata, spillata, incollata, colorata, tagliata o strappata è la materia del suo quotidiano». E Rossi sottolinea: «Nel frastuono degli eventi i problemi più rilevanti della ricerca visiva degli ultimi anni sono diventati in Panzino rifugi della calma e se da buon maestro educare significa togliere lui ha saputo selezionare, frazionare, spezzettare, allargare, incollare, amplificare e costruire pur con l’esigenza di togliere». Così si possono ammirare la pietra che sullo sfondo azzurro sembra una nuvola, oppure le piume e le foglie incastonate come piccoli simulacri, il rametto e il fiore rigenerati dal bianco sullo sfondo nero. Scrive Mariolina Cosseddu nel catalogo della mostra: «I piccoli e banali ritrovamenti subiscono una evidente metamorfosi e si trasformano in talismani insoliti, in dispositivi di accresciuto senso della composizione divenuta una leggera, delicata, lirica visiva». L’esposizione andrà avanti fino al 29 marzo.

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