Con il rosmarino e l’olivo ha più familiarità: gli sembra di ritrovarsi in California dove fa musica e ricerca sebbene tra le sue mani abbia quelle e altre piante raccolte a Nuoro. Vanno tutte bene, ma devono essere trattate in modo diverso perché cambiano fibre e caratteristiche. Gino Robair crea la carta secondo una tecnica antica e affascinante che ricicla quella già usata e la combina con le specie della macchia mediterranea. Così foglie e rametti di lavanda, corbezzolo, erica, ginepro, lentisco, come pure gli immancabili rosmarino e olivo, combinati con l’acqua e con l’esperienza, vanno a comporre una carta spessa, piena di sorprendente consistenza, durevole come quella adatta per l’acquerello, unica a suo modo come ogni oggetto artigianale. Non solo. È anche capace di ispirare musiche inedite e improvvisate perfino nei concerti sul palco.

«La carta è la mia missione», dice Robair, artista e perfomer statunitense, tornato a Nuoro nei primi giorni di primavera, dopo il concerto lo scorso novembre nell’auditorium dell’Isre dove ha conquistato tutti con Radical Divination, in cui l’ensemble di musicisti interpretava le partiture prodotte direttamente sul palco grazie alla sua abilità di cartaio. Gli operatori del museo Spazio Ilisso hanno subito colto l’originalità affascinante dell’esibizione artistica, capace di nobilitare la carta riciclata diventata spartito fondamentale per l’improvvisazione. In collaborazione con l’associazione culturale Intermezzo e con l’erboristeria Montricos, per salutare l’arrivo della primavera, Spazio Ilisso ha proposto una residenza artistica nel laboratorio del museo dove per una settimana Robair ha mostrato ai nuoresi il percorso creativo per fabbricare la carta utilizzando elementi vegetali della flora della Sardegna. Un approccio creativo con l’inserimento di fiori, foglie ed erbe medicinali del territorio nell’amalgama che si crea tra la carta riciclata in pezzi e l’acqua.

Gino Robair durante la lavorazione delle erbe

Lui, che ha scritto musica per film, televisione, danza e teatro, da anni porta avanti un progetto di ricerca sul papermaking nell’università Us Davis della California che privilegia la fabbricazione della carta per produrre spartiti grafici destinati ai musicisti. Collabora anche con il Centro del libro di San Francisco. In questa fase, in particolare, sta completando un dottorato di ricerca che esamina come i sistemi di interazione umana siano influenzati dalle percezioni della materialità. Il suo studio è legato alla produzione della carta come forma di “coreografia incarnata” (embodied choreography), che mette gli artisti in dialogo con strumenti, materiali (fibre vegetali, acqua) e ambiente circostante (temperatura dell’aria e umidità). I risultati di questa interazione possono essere utilizzati come risorse per l’interpretazione all’interno di un contesto performativo.

Gino Robair impegnato nella lavorazione per realizzare la carta

«Ci sono due modi di lavorare - spiega -: utilizzare la carta con percentuali di cotone e mettere i fiori sopra oppure usare solo le piante». Ogni foglio ha un colore diverso, diversa anche la consistenza. Il rosmarino, per esempio, va bollito per un paio d’ore. Per la parte legnosa a volte è necessario utilizzare il martello. «È molto importante anche la qualità dell’acqua e dell’ambiente. Si tratta di due variabili perché l’acqua può avere più o meno minerali mentre l’ambiente è condizionato dal grado di umidità», spiega. Nel laboratorio di Spazio Ilisso ha combinato foglie varie, offerte dall’erboristeria Montricos, lasciate quattro ore in cottura e poi frullate. La miscela che ne è venuta fuori ha filamenti che il supporto del pellon consente di far emergere. È un passaggio visivo importante per cogliere l’esperimento. La loro sovrapposizione piano piano conferisce consistenza fino alle fasi successive di immersione sull’acqua e asciugatura. Lui propone anche una varietà di colori. Spesso utilizza gli scarti dei libri, seleziona i pezzi di carta in base al colore che potrà poi utilizzare nella composizione di nuovi fogli.

Fogli di carta di vari colori realizzati con le erbe

Non è un processo meccanico. Robair ha grande manualità e competenza ma sembra conversare con i materiali che utilizza. Sotto lo sguardo dei visitatori il foglio inizia a prendere forma e colore. E la carta finisce per somigliare a una scultura da modellare prima di finire stesa all’aperto nel giardino del museo. L’asciugatura richiede un numero variabile di giorni a seconda delle condizioni meteorologiche e dell’umidità dell’aria. Il risultato finale è un piccolo bijou con i fiori di primavera impressi su questa carta molto speciale, che ritrova una nuova vita.

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