Perdura la situazione di caos in Perù. 

Dopo il tentato golpe che ha innescato duri scontri in tutto il Paese arriva la notizia: l'ex presidente Pedro Castillo rimarrà detenuto per 18 mesi. Lo ha deciso il Tribunale per le indagini preliminari, che ha accolto la richiesta della Procura generale peruviana. L’accusa è quella di ribellione e tentato colpo di Stato.

Castillo lo scorso 7 dicembre aveva tentato di sciogliere il Parlamento alcune ore prima di una seduta nella quale si sarebbe dovuta discutere una risoluzione riguardante la sua destituzione per "incapacità morale". Con 101 voti a favore, però, Castillo ha perso la sua carica. Nel Paese sono così scoppiati gli scontri tra la polizia e i sostenitori del leader deposto.

La vicepresidente della Repubblica peruviana, Dina Boluarte, che ha preso ad interim il posto di Castillo (e che da quest’ultimo viene considerata una «usurpatrice») ha condannato le azioni dell’ex presidente, puntando il dito contro quello che definisce un «colpo di stato che aggrava la crisi politica e istituzionale che la società peruviana dovrà superare nello stretto rispetto della legge».

Alla luce dei fatti, dopo aver ascoltato gli interventi dell'accusa e della difesa, il giudice Juan Carlos Checkley Soria – che in aula ha ricordato, con un intervento di quasi due ore, tutte le imputazioni a carico di Castillo – ha accolto la richiesta di condanna formulata dalla Procura.

Il magistrato, come riferisce La Republica, ha poi sentenziato che l'ex capo dello stato dovrà restare in carcere almeno fino al 6 giugno 2024. Dal canto proprio, la difesa di Castillo ha annunciato ricorso.

(Unioneonline/v.f.)

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