I lavoratori della Portovesme srl di Portoscuso e dello stabilimento di San Gavino mobilitati dopo la fumata nera con cui si è concluso l’incontro al Ministero delle Imprese per risolvere la vertenza che minaccia il futuro degli stabilimenti sardi di proprietà della multinazionale Glencore. 

Quest’ultima avrebbe ritenuto insufficiente per far ripartire l’attività la proposta del governo di tre mesi di credito di imposta, innescando nuove agitazioni.

A San Gavino i lavoratori hanno piazzato le tende nella storica Fonderia, dove è stata indetta una «assemblea permanente» e anche alla Portovesme – dove alcuni lavoratori si sono incatenati ai tornelli d’ingresso – i sindacati hanno annunciato «nuove azioni di lotta», che verranno decise nel corso di un’assemblea fissata per lunedì mattina.

«È inaccettabile che la proprietà si aspetti da parte del governo ulteriori risorse pubbliche per ridurre il costo dell'energia, per sostenere gli ammortizzatori sociali, per garantire una ipotetica conversione industriale», dicono Fictem, Femca e Uiltec. Aggiungendo: «La Portovesme Srl può godere di un prezzo accessibile dell'energia, della condizione energetica di interrompibilità, del mantenimento del regime agevolato del credito d'imposta. Il gruppo Glencore Spa e la società controllata in questione non hanno più alibi. Non possono che riprendere l'attività, riattivare la produzione».

Anche per il governatore Christian Solinas «non è accettabile che in presenza di condizioni oggettivamente favorevoli per la ripresa delle produzioni, quelle medesime condizioni che sono state accettate da altre realtà industriali energivore, Portovesme srl continui ad arroccarsi su argomenti superati o superabili e non a assumersi, pubblicamente, la responsabilità di dichiarare le proprie reali intenzioni».

Ad oggi, con la cassa integrazione avviata e le linee produttive ferme, a rischio ci sono 1450 buste paga tra diretti e indiretti.

(Unioneonline/l.f.)

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