Sono passati 100 anni dalla nascita del grande pittore sassarese Costantino Spada. Artista dimenticato a volte dalla critica, ma sempre nel cuore dei sardi e di tutti coloro che lo conobbero in vita e che amano i suoi dipinti.

Costantino Spada nacque a Sassari il 28 ottobre 1922. Il secondo di otto figli. Già da bambino dimostrò un grande talento pittorico e per l'arte. Per questo venne notato da uno dei più grandi pittori sardi di tutti i tempi: Filippo Figari, che a fine anni 30 convinse con successo Spada a frequentare la sua scuola d'arte. I due furono sempre grandi amici. E da Filippo Figari comincio il percorso artistico del suo allievo. Che insieme a Libero Meledina e ad altri pittori non fu solo artista, ma anche esponente di un nuovo modo di affrontare la vita: spensierato, curioso, ma anche estremamente creativo.

"Dagli anni 40 sino agli anni 70 Sassari era un pullulare di artisti capaci - afferma l'antiquario e critico d'arte sassarese Luciano Serra -. Dipingevano colori bellissimi e frequentavano bar e osterie, in un'esplosione di fantasia e vita artistica. Sono stati decenni irripetibili. Che andrebbero ricordati e raccontati in maniera più efficace".

Negli anni 40, nel suo periodo di misticismo, Costantino Spada realizzò uno dei suoi lavori migliori: gli affreschi della chiesa sassarese del Sacro Cuore.

Lavorò ininterrottamente sino alla sua prematura morte, avvenuta nel 1975 a soli 52 anni. I suoi colori  sono sempre sopravvissuti: vivacissimi e di grande valore. Una miscela di espressionismo e realismo. Creati da una persona colta ed umile, buon padre di famiglia e amatissimo insegnante. A Porto Torres una mattina del 1973 disegnò in una parete della scuola media Leonardo da Vinci una bellissima Madonna con un carboncino. Era un capolavoro. Ma dopo alcuni giorni una bidella cancellò l'opera pulendo il muro.

Costantino Spada era solito disegnare e regalare questo tipo di soggetti improvvisati nei luoghi dove frequentava. Anche in un pezzo di carta qualunque. Spesso lo lasciava lì ed è stato perso. Altri invece se lo sono portato a casa. E ora custodiscono un piccolo tesoro.

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