È la parola "cammino" a legare Santa Maria d'Itria, patrona di Portoscuso, colei che indica la via, con Santa Barbara e i suoi percorsi attraverso le antiche strade dei minatori.

Un parallelismo religioso e anche culturale. A Portoscuso, nella sala corpus della tonnara Su Pranu, fanno gli onori di casa don Antonio Mura, parroco di Portoscuso e responsabile della Pastorale del Lavoro, e Luigi Loddo, presidente comitato Vergine d'Itria. Marco Monin, presidente del Centro studi Torcellani di Burano, ha raccontato la storia delle reliquie di Santa Barbara, ora custodite a Burano, auspicando «un gemellaggio con la Sardegna a cui ci unisce la grande devozione per Santa Barbara».

Della nascita del Cammino, che oggi viene percorso da decine di pellegrini, ha parlato Maria Perra, vedova di Giampiero Pinna, ideatore e realizzatore del Cammino.

«Prima c'erano i vecchi sentieri dei minatori - ha detto Maria Perra mostrando alcune foto - adesso sono percorsi dai pellegrini». Don Antonio Mura ha ricordato la devozione del Sulcis per Santa Barbara. «È sempre stata legata ai lavoratori, minatori e pescatori», ha detto. Il cardinale Arrigo Miglio, amministratore apostolico della Diocesi, ha invocato nuovi cammini. «Mentre ancora permangono emergenze di lavoro - ha detto - si deve reagire costruendo percorsi e opportunità».

Nel nome di Santa Barbara potrebbe nascere un nuovo percorso che accomuna due realtà lontane ma con molti punti in comune, il Sulcis e Burano. Anche don Claudio Tagliapietra, teologo, si è soffermato sulla storia di Santa Barbara. «Santa Maria d'Itria e Santa Barbara ci danno lo spunto per riflettere - dice il sindaco di Portoscuso Ignazio Atzori - il cammino non è un valore solo religioso, ma anche civile. Ricorda l'importanza di seguire una direzione».

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