Di migliorare no, non ci spera più nessuno. Per quanto riguarda il clima, soprattutto legato a catastrofi come le alluvioni sempre più gravi e frequenti, possiamo solo rallentare il peggioramento in cielo e attrezzarci quaggiù, al suolo.

E allora bisogna muoversi, perché il cambiamento del clima è sì nel futuro, tranne che per la parte che è già arrivata. E che già uccide e distrugge.

Capoterra è spesso l'epicentro di questi disastri, e le opere di mitigazione del rischio ci sono, nel senso che ci si lavora. Troppo lentamente, per lotti a volte infiniti, anche perché la burocrazia rallenta la spesa dei fondi regionali e statali già stanziati.

Il punto su queste opere di mitigazione sui rii San Girolamo e Santa Lucia, cioè quelli che a Capoterra esondano quando ci sono piogge torrenziali, è stato fatto oggi in un convegno alla facoltà di Ingegneria di Cagliari, organizzato dall'Ordine degli ingegneri, che assieme a geologi e meteorologi cercano di individuare soluzioni salvavita.

Ormai, in zone come quella di Capoterra ma non solo lì, è necessario progettare includendo nei parametri anche le alluvioni, sempre più frequenti e ordinarie. Ma anche ai cittadini spetta un compito: quello di essere informati e pronti, così come fin da bambini lo sono i giapponesi per quanto riguarda i terremoti. Per non morire più in automobile mentre si cerca scampo dalla furia delle acque. Per quanto riguarda questo aspetto, da fare non c'è tanto, ma quasi tutto.

Luigi Almiento
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