Non è facile comprendere l'epoca in cui viviamo. Mancano i punti riferimento, sono tramontate tante certezze del Novecento, prime fra tutte le ideologie politiche che hanno caratterizzato il secolo scorso.

Non è quindi facile orientarsi in una realtà come quella odierna, una realtà che ha come caratteristica principale il continuo mutare, il costante movimento. Così, quello che sembra valere oggi sfuma poi nel giro di qualche stagione, se non di qualche mese. Nulla sembra voler durare di fronte all'incertezza generale, un'incertezza che le nuove generazioni, loro malgrado, stanno imparando a conoscere come esperienza della loro quotidianità. È appunto ai ragazzi e alle ragazze del nostro tempo, ai più giovani che si stanno solo affacciando sul palcoscenico dell'adolescenza che vuole rivolgersi "Einaudi ragazzi di oggi", una nuova collana di libri pronta a debuttare in libreria proprio in questi ultimi giorni d'agosto.

L'intento della collana è raccontare a chi sta vivendo la fase della preadolescenza il mondo odierno e nello stesso tempo descrivere i cambiamenti che ogni giovane si trova a vivere lasciando i panni del bambino per diventare un giovane che va verso la vita adulta.

Alla base di tutto, però, vi è l'idea che la miglior bussola per orientarsi nelle complicazioni che la vita ci presenta sia la narrativa, siano le storie. Vere, romanzate oppure frutto della fantasia, però storie attuali, coinvolgenti, scritte con sapienza e senza voler fare mai della polverosa narrativa edificante a base di santini ed eroi.

Antonio Ferrara
Antonio Ferrara
Antonio Ferrara

A inaugurare la collana allora sono due titoli molto diversi tra loro come soggetto, ma uniti dalla volontà di mettere i ragazzi e il loro mondo al centro della narrazione. Si parte con "Vivavoce" (Einaudi Ragazzi, 2018, pp. 140) di Antonio Ferrara, un romanzo ispirato da una vicenda reale e incentrato sull'amore per la lettura e sul potere evocativo che possieda la parola scritta.

Protagonista del libro è Lucio, un giovane che ha abbandonato gli studi superiori per lavorare. Il lavoro gli piace però gli manca la possibilità di leggere ad alta voce come faceva spesso in classe. Improvvisamente Lucio si ritrova senza occupazione e prende a vagabondare per la sua città. Entra in una biblioteca e sente l'impulso di leggere ad alta voce come faceva un tempo a scuola. Il suo modo di leggere, coinvolgente e carico emozione, colpisce l'attenzione di chi lo ascolta e a Lucio si apre la possibilità di fare volontariato come "lettore a domicilio". Diventa la voce che racconta ad anziani e malati le storie che queste persone non possono più leggere. E trova in questa occupazione quel senso profondo che prima mancava nella sua vita.

Lucio, insomma, prende coscienza di possedere un talento e di volerlo condividere con chi ha bisogno.

"Vivavoce", la copertina del libro
"Vivavoce", la copertina del libro
"Vivavoce", la copertina del libro

Diversa è invece la presa di coscienza di Alessandro, il giovanissimo protagonista di "Io bullo" scritto da Giusi Parisi (Einaudi Ragazzi, 2018, pp. 128). Nel romanzo si affronta il complesso tema del bullismo, partendo però dalla prospettiva del bullo e non delle vittime, come solitamente accade. Il tredicenne Alessandro, infatti, vive nei quartieri più difficili di Palermo ed è cresciuto avendo la strada come scuola. Quando arrestano suo padre, il ragazzo sente di dover sostituire il padre nel ruolo di capofamiglia e di non dover più rispettare le regole di civiltà che la scuola impone. Appoggiato da alcuni compari fa il bello e il cattivo tempo in classe, tiranneggia i compagni, li deride e li deruba. Alessandro continua a fare lo spaccone, lo smargiasso fino a che, involontariamente, mette in pericolo la vita di un suo compagno.

"Io bullo", la copertina del libro
"Io bullo", la copertina del libro
"Io bullo", la copertina del libro

L'evento è un vero e proprio trauma per il nostro bullo in erba, che comincia a guardarsi allo specchio e a non piacersi fino in fondo. Inizia a riflettere e a porsi degli interrogativi. E le domande fanno nascere in lui nuovi dubbi, dubbi che lo aiutano a crescere e, forse, a cambiare.

Perché nulla nella vita è deciso a priori, tantomeno a tredici anni, quando si ha tutta la forza spericolata della giovinezza nel cuore e nella mente.
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