Viviamo in un mondo globalizzato e siamo abituati a pensare che oggi sia possibile andare un po' dovunque.

Basta una connessione Internet e un volo low cost oppure un biglietto InterRail e il gioco è fatto.

In realtà molti luoghi del nostro pianeta sono veramente difficili da raggiungere e da attraversare a causa di guerre, governi dittatoriali e altri disastri. Pensiamo solo a quanto ai nostri giorni sia complicato attraversare il Medio Oriente, l'Iran, l'Iraq o l'Afghanistan. Non era così negli anni Settanta, in piena epoca hippy, quando migliaia di europei con pulmini scassati, auto, oppure facendo l'autostop si recavano in India alla ricerca di quella spiritualità che in Occidente sembrava perduta.

Tra questi viaggiatori capelloni e psichedelici troviamo Lotta, la donna senza la quale non sarebbe mai esistito "L'incredibile storia dell'uomo che dall'India arrivò in Svezia in bicicletta per amore" (Sonzogno, 2018, pp. 300, anche e-book) dello scrittore e giornalista svedese Per J Andersson.

Nel 1975 Lotta parte, infatti, per l'India, la terra al centro dei suoi sogni fin da quando era bambina. In una piazza di Nuova Delhi incontra un ragazzo della sua età, Pikai.

La copertina del libro
La copertina del libro
La copertina del libro

È un giovane artista, famoso per i suoi ritratti ma è anche un intoccabile, un fuoricasta. Nonostante il suo talento e nonostante le riforme che hanno vietato il sistema delle caste in India e la discriminazione dei paria, fatica a trovare una sua dimensione nel mondo indiano, legato a tradizioni antiche di millenni e difficili da scalzare malgrado la modernità stia avanzando a grandi passi. Lotta e Pikai si conoscono, si innamorano, si recano dalla famiglia di lui e si scambiano una promessa di amore eterno. Poi lei riparte per la Svezia per finire gli studi ma Pikai non può rimanere senza di lei troppo a lungo. Un astrologo ha predetto alla sua nascita che avrebbe passato la sua vita al fianco di una donna straniera e gli astri non possono mentire. Pikai prende una bicicletta e si mette in viaggio, con davanti diecimila chilometri da percorrere, qualche dollaro in tasca e l'amore ad alimentare il suo cuore e soprattutto le sue gambe.

Partendo da una storia vera, Andersson, grande esperto del mondo indiano, ci racconta prima di tutto le grandi contraddizioni dell'India, gli squilibri sociali ma anche la vitalità di una società giovane, piena di speranze per il futuro e di opportunità per chi ha talento e non si arrende alle prime difficoltà. Poi rappresenta il fascino che questa terra ha esercitato sui figli del Sessantotto e su quanti sono partiti in quegli anni per trovare risposte ai tanti dubbi che attraversavano le menti e i cuori.

Soprattutto Andersson costruisce un romanzo picaresco, dove il viaggio si trasforma in un caleidoscopio di avventure, incontri, aneddoti, personaggi. Pedalata dopo pedalata, il viaggio di Pikai diventa anche il nostro, ci scopriamo a fare il tifo per lui e a preoccuparci ogni qualvolta la sua avventura incappa in un imprevisto e gli imprevisti non mancano certo durante un viaggio che oggi è possibile solo nei sogni.

Ci troviamo a condividere le fatiche di Pikai, i suoi slanci, ma soprattutto i suoi dubbi, le sue ansie attorno alla grande domanda che accompagna tutto il tragitto: "Ma Lotta starà ancora aspettando… oppure questa volta gli astri e gli dei si sono sbagliati?".
© Riproduzione riservata