Dopo Palermo, lo scandalo delle firme false a sostegno del Movimento 5 Stelle tocca anche Bologna.

L'inchiesta, nata dall'esposto di due militanti, riguarda quattro persone, indagate per violazione della legge elettorale in occasione delle Regionali del 2014.

Nei guai sono finiti tre attivisti e un consigliere comunale, Marco Piazza, che è anche vicepresidente dell'assemblea municipale.

"VERTICI M5S BOLOGNESI AVVISATI" - E in mattinata ha parlato Stefano Adani, uno dei due ex attivisti 5 Stelle che hanno presentato l'esposto in Procura a Bologna.

"Lo abbiamo fatto perché abbiamo visto traditi i valori del Movimento e non potevamo certo restare a guardare", ha detto. "Prima di recarci in Procura, io e l'altro militante deluso, abbiamo provveduto ad avvisare, a più riprese, i vertici bolognesi del Movimento".

Adani non fa nomi, ma assicura di aver trovato "un muro di gomma".

E a chi gli chiede se questi avessero avvisato Grillo o la Casaleggio associati della vicenda ha risposto: "Non ne ho la benché minima idea".

GRILLO: "CHI SBAGLIA PAGA" - Beppe Grillo, leader del M5S, ha scritto una nota sul suo blog in cui afferma che "anche qualcuno di noi a volte sbaglia, ma state sicuri che pagherà". E poi aggiunge: "Per un episodio tutto da chiarire su una decina di firme a Bologna e per quello di Palermo, coloro a cui è stata notificata l'indagine si sono già autosospesi così come faranno gli altri che dovessero venirne a conoscenza".

L'INCHIESTA SICILIANA - Nel frattempo, prosegue l'inchiesta siciliana. Secondo quanto si è appreso, la Digos avrebbe ascoltato la testimonianza di circa 400 persone.

Un centinaio delle quali avrebbero assicurato di non aver mai apposto firme sulle liste pentastellate.

E si apprende che fra i 10 indagati ci sono anche due deputati nazionali palermitani, Riccardo Nuti e Claudia Mannino, i quali si aggiungono ai deputati regionali Claudia La Rocca e Giorgio Ciaccio, che si sono già autosospesi nei giorni scorsi, e alla collaboratrice del gruppo parlamentare M5S all'Ars, Samanta Busalacchi.

Indagati, inoltre, due candidati alle amministrative palermitane del 2012, Giuseppe Ippollito e Alessio Stefano Paradiso, oltre al cancelliere del tribunale di Palermo Giovanni Scarpello.

Ci sarebbe poi anche il nome di un avvocato, Francesco Menallo, che oggi non fa più parte del M5S, mentre non si conosce ancora il nome della decima persona destinataria dell'avviso di garanzia. Si tratterebbe di un attivista.

Altre polemiche ha suscitato l'accusa, lanciata dai sostenitori del Sì, relativa alla casa romana di Rocco Casalino, membro dello staff di comunicazione di Beppe Grillo, "pagata con i soldi del Senato".

FIRME FALSE M5S A PALERMO - VIDEO:

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