La clessidra del tempo scandisce il ritmo come il rullare tempestuoso di un tamburo indispettito. Ogni giorno che passa in questa terra in mezzo al mare si fa sempre più imminente il rischio “tsunami”, quello delle foreste d’acciaio rotante che incombono come un disastro annunciato sui crinali dell’Isola. Da giorni, da quando la Giunta regionale ha annunciato un disegno di legge per fermare l’assalto eolico e fotovoltaico, è partita una corsa contro il tempo.

Conto alla rovescia

Le agende delle multinazionali hanno inesorabilmente fatto partire il conto alla rovescia. Da Barcellona a Copenaghen, da New York a Pechino, ovunque è scattato il cinismo più insidioso, quello delle autorizzazioni da ottenere a tutti i costi, anche solo per rivendicare danni miliardari a chiunque si frapponga "indebitamente” ai loro progetti. I 18 mesi che la Giunta regionale si è presa sono molto più di un pericolo per l’intera Sardegna. Se sino ad oggi i “profittatori” del vento e del sole sardo se la sono presa con comodo è certo che da qualche giorno alla contabilità della slot machine degli incentivi miliardari hanno affiancato quella della tempistica legata alle procedure autorizzative. Tra gli uffici di Roma e Cagliari, quelli deputati al rilascio di autorizzazioni e permessi, e i “signori del vento” c’era il tacito accordo di non pretendere il rispetto rigoroso dei tempi prescritti nelle norme sulla trasparenza o sull’accelerazione procedurale scandita dal Pnrr. Nessuno sinora, salvo rari casi, ha usato la carta bollata per sollecitare adempimenti, termini e perentorie scadenze.

Valanga di sollecitazioni

È certo, però, che dall’annuncio della Giunta Regionale, è pronta una valanga di sollecitazioni tutta rivolta al rispetto dei termini, per approvare quella montagna di progetti in base alle procedure previste dalle norme vigenti. Da una facoltativa accettazione dei ritardi si passerà rapidamente alla perentoria richiesta di approvazione dei progetti, con una massiccia postilla che richiamerà possibili responsabilità erariali in caso di mancata approvazione. Se prima si poteva aspettare, ora, multinazionali e società satellite, vogliono cogliere la finestra temporale di 18 mesi offerta dal disegno di legge della Giunta regionale sarda per portare a casa, e mettere a frutto in ogni modo, l’approvazione dei piani di invasione.

Prima dei vincoli

Sanno che le aree idonee, se mai saranno individuate, non potranno avere effetto retroattivo rispetto alle autorizzazioni già incassate. L’obiettivo dei “signori degli incentivi” è, dunque, quello di ottenerle in fretta per evitare di incappare in nuovi limiti e norme vincolistiche. Lo spettro per la Sardegna è tutto racchiuso in un dossier monitorato direttamente da Palazzo Chigi, quello delle Valutazioni di Impatto Ambientale collegate al Pnrr. Ad oggi in quel lungo elenco di affari eolici e fotovoltaici si registrano 1.520 progetti per tutta Italia, ma ben 294 sono quelli dislocati in Sardegna. In pratica al Ministero dell’Ambiente giacciono in attesa di approvazione una mole infinita di richieste, con la Sardegna ai vertici della classifica con il 20% di progetti rispetto a tutta Italia. Il dato più preoccupante, però, è quello dei progetti destinati a devastare crinali e campi agricoli della Sardegna che hanno quasi tutti superato i termini previsti per legge per l’esame da parte della Commissione istituita ad hoc dal Governo Draghi per accelerarne l’approvazione. Se si fanno salvi quelli presentati all’inizio del 2024, tutti gli altri risalgono al periodo 2022-23 con l’abbondante superamento di quei 175 giorni fissati nel Decreto Semplificazioni voluto dal Governo Draghi nel 2021 per dimezzare tutti i termini precedenti fissati in 360 giorni per la procedura ordinaria. Non è un caso che questo dimezzamento della tempistica abbia determinato un drastico spostamento di progetti sull’elenco dei piani del Pniec & Pnrr per le Valutazioni di Impatto Ambientale. Il dato è eloquente: le domande di Via sulla procedura ordinaria sono appena 271 a fronte delle 1.520 di quella speciale.

Corsia preferenziale

Un elemento che fa accrescere e non poco le preoccupazioni legate alla “fantomatica” moratoria sarda, visto che gran parte di quei progetti sono collocati nella corsia preferenziale del Ministero, la stessa chiamata a garantire tempi rapidi e certi. È evidente che proprio l’incombenza del termine dei 18 mesi stabilito dalla Giunta regionale, periodo che blocca la sola “realizzazione” di impianti ma non le procedure autorizzative, renderà più facile per le società eoliche e fotovoltaiche rivendicare la chiusura immediata dell’iter di approvazione. Lo potranno fare proprio in virtù del Decreto varato dal Governo Draghi sulle accelerazioni e semplificazioni che ha travolto a suon di progetti di pale e pannelli l’intera Isola.

Incombe uno tsunami

Ai progetti già presentati se ne potrebbero presto aggiungere anche altri visto che il dato complessivo, elaborato da Terna rispetto alle richieste di connessione e allaccio alle reti elettriche principali, fa balzare a 2.500 il numero di pale, alte 200 metri, che i “signori del vento” vorrebbero conficcare in lungo e in largo per la Sardegna, alle quali vanno sommate le 1.200 pale offshore da 300 metri di altezza pianificate sul mare sardo. A questo dato va aggiunta l’impressionante distesa di pannelli fotovoltaici presentata per la connessione elettrica, con l’occupazione di ben 70.000 ettari di terre agricole da nord a sud dell’Isola.

Speculatori a lavoro

Lo scenario è fin troppo chiaro: la speculazione in questi 18 mesi non solo non si fermerà, ma si attiverà come non mai per ottenere le autorizzazioni necessarie per l’invasione dell’Isola. A nulla serviranno i preannunciati provvedimenti “pianificatori”, se mai saranno predisposti, sia l’aggiornamento o la revisione del Piano Paesaggistico, o la definizione delle aree idonee. Lo capisce chiunque: la complessità di quei provvedimenti richiederà anni. Ipotizzare tempi stretti è velleitario e rischia di trasformarsi in un “boomerang” irreversibile. Per questa ragione serve una norma urgente, efficace, capace di porre il “divieto” al riparo da possibili ricorsi costituzionali. In questa direzione la Sardegna dispone di un unico strumento: lo Statuto sardo, art.3 lettera (f) che attribuisce alla Regione la competenza esclusiva sull’urbanistica. Un divieto alla devastazione eolica e fotovoltaica rientra a pieno titolo in quella competenza esclusiva e di rango “costituzionale”. Niente, del resto, potrebbe dire il Governo Meloni che per fermare il fotovoltaico si sta affidando proprio ad una norma urbanistica. Tutto il resto rischia di essere fuori tempo massimo.

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