Secondo il presidente turco Recep Tayyip Erdogan il tentativo di golpe che ha sconvolto la Turchia nella notte tra venerdì e sabato scorso ha un ispiratore. Un mandante.

Ovvero, Fetullah Gulen, di cui il governo di Ankara sta chiedendo ufficialmente l'estradizione agli Stati Uniti.

Di chi si tratta?

Classe 1941, Gulen è un ex grande amico dello stesso Erdogan, di cui ha appoggiato l'ascesa in politica.

È un ex imam sunnita, considerato moderato e aperto al dialogo interreligioso (durante l'attività di predicazione - conclusasi nei primi anni Ottanta - ha avuto modo di incontrare papa Giovanni Paolo II, il patriarca ortodosso Bartolomeo e anche il capo rabbino d'Israele Eliyahu Bakshi-Doron).

Ma, soprattutto, è il fondatore di Hizmet, un movimento - sia politico che religioso - che vanta migliaia di seguaci in Turchia e non solo, ramificato in scuole, università e in una vasta gamma di associazioni ed enti.

I suoi seguaci si trovano soprattutto nelle classi agiate e più istruite e anche tra i nostalgici dell'epoca più "laica" dello Stato turco.

E ovviamente Hizmet può vantare (almeno prima delle epurazioni post-golpe) appoggio anche tra i magistrati e nell'esercito.

Dopo i primi scossoni, i rapporti (più che amichevoli) tra Gulen ed Erdogan si sono interrotti definitivamente nel 2013, quando una vasta indagine sulla corruzione nelle istituzioni turche arrivò a coinvolgere la famiglia del presidente.

Anche in quel caso, Erdogan accusò l'ex braccio destro di essere il burattinaio dell'inchiesta.

Ricercato in patria per "terrorismo", è fuggito negli Stati Uniti, nel 1999.

Oggi vive in Pennsylvania e grazie agli enti, alle scuole e alle fondazioni che portano il suo nome può godere di un ingente patrimonio.

Lui ed Erdogan incarnano insomma due diversi modi di pensare lo Stato turco.

Gulen è il punto di riferimento per i musulmani che credono che Islam e laicità possano e debbano essere complementari, in equilibrio, e che il mondo arabo debba essere aperto e moderato.

Gulen inoltre si è più volte espresso a favore di pace e diritti umani.

Viceversa, Erdogan impersona il leader espressione di un governo autoritario, dove la matrice religiosa musulmana prevale su quella laica.

Due anime che negli ultimi anni, pur contrastandosi in maniera più o meno sotterranea, hanno convissuto all'interno della società turca.

Con il pugno di ferro in corso per "punire" i responsabili del tentato colpo di Stato, però, i gulenisti e Hizmet rischiano invece di essere definitivamente imbavagliati.
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