Il test più odiato e discusso, quello che pone un inesorabile sbarramento, all’accesso al corso di laurea in Medicina e Chirurgia, compie 25 anni ma sta per andare in soffitta. Il numero chiuso, infatti, è stato istituito con legge nel 1999, in risposta a direttive della comunità europea motivate dalla necessità di adeguare i posti disponibili a una formazione di alto livello, quindi a numero di docenti, posti nelle aule, nei laboratori e nell’accesso ai tirocini. Non ultimo l’adeguamento alla richiesta del mercato: anche se pare impossibile, c’è stato un tempo nel quale anche per un medico non era scontato trovare subito lavoro. Oggi, una forma di selezione all’accesso esiste infatti in tutti i paesi d’Europa (e non solo) seppure in forme diverse rispetto al nostro test. La riforma che è in discussione non si tradurrà in un libero accesso, che seppure più volte evocato vede prevalere le voci contrarie ad iniziare dagli stessi organismi dei medici, ma mira a studiare un diverso meccanismo di selezione, meno draconiano e più mirato ad accertare le reali attitudini.

La storia

L’accesso a Medicina in Italia, in realtà, è stato completamente libero per soli trent’anni. Fino al 1923, infatti, poteva accedere solo chi aveva frequentato il liceo classico, e solo da quell’anno furono ammessi anche i diplomati al liceo scientifico. È nel 1969 che viene liberalizzato l’accesso per tutti i tipi di diploma (c’è da dire che però ancora oggi la stragrande maggioranza degli ammessi ha una formazione liceale, soprattutto ad indirizzo scientifico). Dal 1999 ad oggi i cambiamenti sono stati diversi. Il più rilevante nel 2013 quando è stata istituita la graduatoria unica nazionale, fino ad allora infatti la prova era uguale per tutti ma le graduatorie separate per ogni università, metodo contestato perché penalizzante per chi partecipava in sedi più competitive e rischiava di vedersi negato l’accesso pur con punteggio superiore a chi veniva ammesso in altre sedi. Il concorso, undici anni fa, diventa quindi nazionale con 60 quesiti (la proporzione tra cultura generale, logica e materie scientifiche è variata negli anni) e 90 minuti a disposizione. Ed è da allora che la Sardegna sconta un accesso troppo basso di studenti sardi nei due Atenei di Sassari e Cagliari, con impatto anche in prospettiva su laureati che poi tendono a tornare nelle loro regioni di origine lasciando sguarniti i nostri ospedali.

La riforma prevista

Con minime variazioni, il test è rimasto immutato fino al 2023 quando è entrato in scena il Tolc-Med, un sistema simile a quello usato per l’accesso ad altri corsi (ad iniziare da ingegneria) sistema bocciato dal Tar del Lazio perché le prove (le sessioni – a differenza degli anni precedenti - erano diverse) non sono state considerate omogenee. Per quest’anno si cambia ancora e l’orientamento è quello di utilizzare un test basato su una larga banca dati aperta e pubblica di domande (come avviene in diversi paesi). Ma dal prossimo anno Governo e Ministero dell'Università e della Ricerca stanno seriamente valutando l'opportunità di cambiare radicalmente il sistema di ingresso. Ci sono anche diverse proposte politiche all'esame delle rispettive commissioni alla Camera e al Senato. L'idea prevalente è quella di prevedere un periodo filtro che consenta di frequentare corsi caratterizzanti, l'esito degli esami stabilirebbe poi l'ingresso o meno a Medicina. Una sorta di “modello francese” ma più breve, si parla di un semestre. Gli studenti che non passeranno la selezione potrebbero vedere riconosciuti i crediti ottenuti qualora decidessero di iscriversi a un'altra facoltà della stessa area disciplinare. Il nodo principale da risolvere è la disponibilità di risorse per l’esercito di aspiranti medici (nel 2022 erano 65mila per quasi 16mila posti).

In Europa

In tutti i paesi dell’Unione europea l’accesso agli studi di Medicina ha una selezione in ingresso. Il modello a cui guarda l’Italia è quello francese. L’iscrizione al primo anno di Medicina, Odontoiatria, Farmacia e Ostetricia in Francia è aperto a tutti ma per andare avanti e iscriversi al secondo anno occorre affrontare un concorso molto selettivo che si può tentare massimo due volte e che prevede le materie di insegnamento del primo anno. Solo il 15/20 per cento passa lo sbarramento al primo tentativo. I crediti ottenuti sono però riconosciuti in altri corsi scientifici. Un sistema simile è adottato anche in Belgio. Numero programmato anche in Spagna attraverso una prova che ha una parte generale, per tutti i corsi e una più specifica.

In Germania vengono ammesse circa 11mila matricole con i seguenti criteri: 20 per cento per voto di maturità, 20 per cento a chi è rimasto in lista di attesa, il 60 per cento in base ad altri criteri delle singole università che prevedono anche una prova. Un test, solitamente in inglese, è previsto anche nei paesi dell’est Europa, i più gettonati dagli studenti italiani, dalla Romania alla Repubblica Ceca, dalla Bulgaria alla Slovacchia le prove di accesso prevedono prevalentemente domande di chimica e biologia, non si tratta in genere di numero chiuso ma di una valutazione di competenze.

Fuori dall’Ue, nel Regno Unito sono le scuole mediche a fissare annualmente i criteri di selezione. I test adottati sono tre: il Clinical aptitude test, il più selettivo Biomedical admission test (adottato da Cambridge, Oxford e Imperial college di Londra), il Graduate medical school admission test. Solo chi supera uno di questi test potrà accedere al colloquio che accerterà anche attitudini e motivazioni personali. I test inglesi – che prevedono anche domande di logica e di problem solving - richiedono come requisiti già all’iscrizione un livello attestato di conoscenza di biologia e chimica equiparabile ai programmi del nostro liceo scientifico.

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