La Isla Bonita, se ne facciano una ragione i fan di Madonna, non ha niente a che vedere con San Pedro e la costa orientale del centro America. La vera, l’originale, infatti si trova a circa 450 chilometri a ovest delle coste del Marocco ed è una di quelle 7 pietroline che il buon Dio ha lanciato dal grande deserto del Sahara facendole rimbalzare sull’Atlantico centro orientale e che oggi formano l’arcipelago delle Canarie. La Isla Bonita è l’isola di La Palma, quel ciottolo che è arrivato più lontano di tutti gli altri dal Continente Nero. Dire La Palma, significa parlare di una lussureggiante foresta tropicale, di catene vulcaniche, osservatori astronomici, bananeti ma soprattutto di Malvasia. Un vitigno superbo che lega La Palma alla Sardegna. Due isole per certi versi sorelle predilette, sebbene la distanza chilometrica.

I CONQUISTADORES Il vitigno Malvasía appare per la prima volta alle Canarie verso la fine del XV secolo, epoca segnata dalle scorribande europee dei conquistadores. Probabilmente i primi vigneti furono impiantati nell’isola di Tenerife a opera dei portoghesi mentre a El Hierro avrebbero avuto la primogenitura, una trentina di anni dopo, gli inglesi. E già dai primi anni del XVI secolo la Malvasia delle Canarie veniva esportata e commercializzata con grande successo a Madeira, Jerez e in Inghilterra. Ma poi guerre, invidie e, diciamo, depistaggi commerciali oltre alle malattie epidemiche della vite (in particolare l’oidio) segnarono negli anni seguenti un inesorabile declino che ha raggiunto il suo massimo nell’Ottocento. Solo alla fine del secolo scorso, con la creazione delle prime Denominazione di Origine, si ha avuto il rilancio della produzione che in massima parte si trova a Tenerife, Gran Canaria, La Gomera, El Hierro, La Palma e Lanzarote. Tenerife primeggia con la più grande riserva di vitigni Tacoronte Acentejo. Lanzarote e La Palma vinificano soprattutto all’insegna della Malvasía.

Vigneti di Malvasia a La Palma (L'Unione Sarda - Ripa)
Vigneti di Malvasia a La Palma (L'Unione Sarda - Ripa)
Vigneti di Malvasia a La Palma (L'Unione Sarda - Ripa)

MALVASIA BONITA Le Canarie sono la terra prediletta di due varianti di Malvasía, la “volcánica”, presente in particolare a Lanzarote, e la “dulce”, presente a La Palma e nell’area settentrionale di Tenerife. Gianni Lovicu, responsabile del settore vitivinicolo di Agris Sardegna, ricercatore e ideatore del progetto Akinas (Antigas Kastas de Ide pro Novas Arratzas de inu de Sardinna) parla proprio di una stretta identità e familiarità tra il vitigno Malvasia di Sardegna (Bosa e Cagliari) e quello coltivato a Tenerife e La Palma. «Il primo documento di vino Malvasia risale al 1214, in quanto si fa riferimento a un vino chiamato Monovasia o Monemvasias. Secondo molti autori, il nome deriverebbe da Monenvasia, antico porto commerciale della Grecia», scrive Lovicu autore e curatore dell’interessante volume Akinas che assieme al vigneto sperimentale di germoplasma a Ussana, rientra nel progetto omonimo. E sempre nello stesso volume, Lovicu evidenzia le corrispondenze italiane ed estere del vitigno, accertate per profilo genetico: «Malvasia de Sitges (Catalogna); Malvasia di Lipari (Sicilia); Greco di Gerace (Calabria); Malvasia Dobrocka (Croazia); Malvasia de Tenerife (Canarie); Malvasia Candida (Portogallo, Madeira)».  

VIGNETI CANARI La coltivazione della vite alle Canarie è davvero all’insegna di un’attività eroica. A Lanzarote, per esempio, le terre sono coperte da strati di ceneri vulcaniche, i viticoltori impiantano le viti all’interno di ampie buche scavate per permettere alle radici di raggiungere gli strati del suolo, e protette dai forti venti atlantici con muretti semicircolari in pietra. Un intervento che disegna un panorama lunare e, secondo molti esperti del settore, caratterizza le produzioni con una ricca presenza di note minerali. A La Palma, invece, il paesaggio viticolo, che si estende tra i 200 e in alcuni casi i 1700 metri, disegna strette terrazze con vertiginose pendenze. Qui, più che in altri territori dell’arcipelago ancora si seguono i metodi tradizionali, coltivando su terreni di lapilli.

ISOLE SELVAGGE E SORELLE. Santa Cruz, capitale di La Palma, si affaccia sul versante orientale ed è caratterizzata da una tipica architettura coloniale. L’isola più selvaggia delle Canarie e forse meno conosciuta è passata alla ribalta della cronaca quando a fine 2021 fu teatro di una spettacolare eruzione del vulcano Cumbre Vieja. La Palma è l’isola dei vulcani e di una vegetazione esuberante e ricca (il Parco nazionale della Caldera de Taburiente  e la foresta pluviale di Los Tilos nell’area nord ovest dell’isola a pochi chilometri da Santa Cruz), una grande distesa lussureggiante tale da assegnare all’Isola Verde come viene anche chiamata La Palma, il riconoscimento Unesco di Riserva della Biosfera. E così possiamo scoprire un altro punto che lega la Sardegna all’Isla Bonita. Nel 2017 il Parco naturale regionale di Tepilora ha ottenuto lo stesso riconoscimento Unesco che valorizza 17 comuni appartenenti a quattro regioni storiche della Sardegna:  Baronìa, Nuorese, Gallura e Montacuto.

IL MARTINI Ma c’è un doppio filo rosso che lega La Palma alla Sardegna, già sorelle siamesi grazie alla Malvasia e alla specialità di quei magnifici polmoni verdi che accomunano le due terre. È un gemellaggio all’insegna di Luis Cobiella Cuevas, personalità geniale a cui è intitolato l' “Instituto de Ensenanza Superior Luis Cobiella Cuevas” di Santa Cruz, intellettuale tra i più prolifici della cultura canara del Novecento. L’Istituto tecnico economico Martini di Cagliari con i propri docenti porta avanti un ampio programma di progetti interdisciplinari con la scuola di Santa Cruz per la promozione e valorizzazione comune delle risorse insulari. Previsti tra l’altro scambi alla pari fra studenti delle due scuole. Chi era Luis Cobiella Cuevas? Non era solo un docente di matematica, scienza e letteratura, poeta, musicista e compositore, fra i principali esperti della musica popolare canara, accademico della Real Academia Canaria de Bellas Artes, deputato tra il 1986 e il 1991 nella Regione autonoma Canaria. Luis Cobiella Cuevas è legato in qualche modo alla Sardegna per i suoi studi dedicati ai tradizionali "motetes" interpretati durante la “Semana Santa” di Santa Cruz, differenti, ma con interessanti punti in comune con i mutetus della Sardegna meridionale, altro elemento di interesse comune fra sardi e canari.

Un’ultima riflessione. Si potrebbe obiettare: ok isole sorelle ma La Palma è conosciuta nel mondo anche e soprattutto per le sue piantagioni intensive di banane coltivate sulle scogliere laviche. Se questo è un gap (le banane Cavendish, varietà principale dell’Isla Bonita), c’è sempre tempo (e, sempre più clima) per recuperare anche in Sardegna.

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