Smettere di fumare nella classifica dei buoni propositi è sempre al primo posto, a pari merito con la dieta alimentare. Facile a dirsi, difficile a farsi. A dare un contributo importante a chi decide di eliminare il tabacco c’è l’équipe del dottor Paolo Serra, dirigente medico dell’Ambulatorio di Allergologia e Immunologia Clinica – Fisiopatologia Respiratoria Allergologica del Policlinico di Cagliari.

Dottor Serra, il fumo fa male e non solo ai polmoni?

“Effettivamente, se chiedessimo all’uomo della strada il motivo per cui è importante smettere di fumare probabilmente la risposta sarebbe “per prevenire il tumore del polmone", risposta corretta ma solo in parte perché, di fatto, sappiamo che il fumo di sigaretta rappresenta anche il principale fattore di rischio per le malattie respiratorie non neoplastiche, come la broncopneumopatia cronica ostruttiva (Bpco) che ha una prevalenza nella popolazione di circa il 5%, e rappresenta uno dei più importanti fattori di rischio cardiovascolare: i fumatori hanno un rischio di mortalità, a causa di una coronaropatia, superiore da 3 a 5 volte rispetto ai non fumatori. Inoltre, una persona che fuma per tutta la vita ha il 50% di probabilità di morire per una patologia direttamente correlata al fumo e la sua vita potrebbe non superare un’età compresa tra i 45 e i 54 anni. Secondo l’Oms le patologie respiratorie rappresentano la terza causa di morte precedute, in ordine, da quelle cardiovascolari e dalle patologie tumorali. Va da sé, quindi, che possiamo concludere come il fumo di sigaretta possa avere un’incidenza, nefasta appunto, come causa di morte in tutti e tre i gradini del podio. In generale va considerato che la qualità di vita del fumatore è seriamente compromessa, a causa della maggiore frequenza di patologie respiratorie (come tosse, catarro, bronchiti ricorrenti e riesacerbazioni dell’asma) e cardiache (come ipertensione, ictus e infarto): i Centers for Disease Control and Prevention - Cdc di Atlanta - ha identificato 27 malattie fumo-correlate, ognuna di queste con un particolare rischio correlato al fumo”.

Paolo Serra, dirigente medico dell’Ambulatorio di Allergologia e Immunologia Clinica – Fisiopatologia Respiratoria Allergologica del Policlinico di Cagliari
Paolo Serra, dirigente medico dell’Ambulatorio di Allergologia e Immunologia Clinica – Fisiopatologia Respiratoria Allergologica del Policlinico di Cagliari
Paolo Serra, dirigente medico dell’Ambulatorio di Allergologia e Immunologia Clinica – Fisiopatologia Respiratoria Allergologica del Policlinico di Cagliari

C’è differenza tra sigarette, sigari e pipa?

“Come si potrebbe pensare, sigari e pipa, non sono un'opzione più sicura o “più sana”. L’incremento di mortalità anche se lievemente inferiore per i fumatori di sigaro e pipa rispetto a quelli di sigaretta non rende in generale il fumare una pratica sicura e salutare. A supporto di ciò un recente studio del Center for Tobacco Products della Food and Drug Administration - US, pubblicato su Jama Internal Medicine: lo studio ha monitorato la salute e le abitudini di oltre 357mila americani tra 1985 e il 2011, e dall'analisi è emerso che rispetto alle persone che non avevano mai fumato, quelle che ricorrevano regolarmente solo alle sigarette avevano il doppio del rischio di morire, per qualsiasi causa con in più una probabilità quadruplicata di decesso di un tumore legato al tabacco come quello del polmone, della vescica, dell'esofago, del pancreas, della laringe e della bocca. Ma coloro che affermavano di aver fumato solo sigari non erano esenti da problemi, risultavano avere, infatti, un 20% di probabilità aumentata di morte per qualsiasi causa e un rischio di decesso del 61% più alto per un tumore legato al tabacco. I tassi per i fumatori di pipa erano altrettanto elevati: questo gruppo aveva un rischio del 58% più elevato di morte per un cancro. La buona notizia che arriva dallo studio di fatto è che il rischio di morte diminuisce una volta che si smette di fumare.

E la sigaretta elettronica?

“Le sigarette elettroniche hanno acquisito una reputazione di come possano rappresentare un modo più sicuro di consumare nicotina ed eventualmente un sistema per smettere di fumare le classiche sigarette che bruciano il tabacco. La nicotina è il principio attivo, presente nel tabacco, responsabile degli effetti che portano piacere ed è la sostanza che crea la maggiore dipendenza: i dati della letteratura scientifica ci dicono che tale dipendenza risulta essere superiore ad altre sostanze da abuso come l’eroina, la cocaina e l’alcool. Svapare le sigarette elettroniche è meno dannoso rispetto al fumare sigarette, di fatto la presenza di nicotina, anche se in minore concentrazione, mantiene il meccanismo di dipendenza dalla nicotina, con la difficoltà quindi di abbandonare il cosiddetto “vaping”. Sia il fumo che “il vaping” possono erogare molte altre sostanze oltre alla nicotina, tra queste particelle ultrafini, metalli pesanti, composti organici volatili e composti chimici responsabili dell’insorgenza di patologie tumorali, tuttavia, i livelli di questi agenti tossici sono generalmente più bassi con il vaping rispetto al fumo. In questo senso in un forte fumatore cronico, il passaggio completo dal fumo di sigaretta al vaping dovrebbe causare meno danni, mentre il duplice uso (fumo e vaping), purtroppo condizione comune, non offre alcun beneficio per la salute. In merito all’utilizzo del vaping da parte dei giovani, come moda del momento pur non essendo fumatori abituali di sigaretta, rappresenta un grande problema per la salute pubblica, perché un numero sempre più crescente di adolescenti in tutto il mondo è esposto alla dipendenza da nicotina con le conseguenze che ne derivano”.

Fumano più le donne o gli uomini?

“Il fumo è, statisticamente, cinque volte più diffuso tra gli uomini che tra le donne; tuttavia, il divario di genere varia da paese a paese ed è minore nelle fasce di età più giovani. In Italia, secondo dati Istat del 2021, i fumatori, nella popolazione dai 14 anni in su, sono poco meno di 10 milioni, quindi quasi il 20% della popolazione. Forti sono le differenze di genere: tra gli uomini i fumatori sono il 22.9% tra le donne il 15,3%. Il fumo di tabacco è risultato più diffuso nella fascia di età tra i 25-44 anni (circa 1 persona su 4)”.

Come dare un taglio al fumo?

“Smettere di fumare indubbiamente rappresenta un investimento in termini di salute cui non si può rinunciare, perché consente di ridurre il rischio di sviluppare molte condizioni patologiche, come già detto, e perché costituisce un peso economico importante rappresentato dall’aggravio in termini di costi per spese dirette e indirette in ambito della sanità. In questi termini le campagne di sensibilizzazione al problema hanno un ruolo fondamentale nella lotta contro il fumo. Probabilmente il fulcro sul quesito posto si fonda proprio sulla presa di coscienza da parte del fumatore sui rischi che incorre nel fumare e su quelli in cui corrono i propri congiunti esposti al fumo passivo, altra piaga ancor più grave se questo riguarda l’età infantile. Smettere di fumare da soli è possibile, ma è dimostrato che con il supporto del proprio medico o di specialisti della disassuefazione le probabilità di successo aumentano notevolmente. Anche in questo caso le fonti Istat ci vengono in soccorso evidenziando come il 90% degli ex fumatori ha smesso senza bisogno di aiuto, ma provando in media circa 6 volte. Le evidenze dimostrano che maggiore è il supporto che si riceve, più è alta la probabilità di smettere di fumare in modo definitivo. Oltre alla presa di coscienza del problema in modo più pragmatico identifichiamo le strategie per smettere di fumare nelle terapie farmacologiche, con i cosiddetti sostitutivi della nicotina, e nel sostegno psicologico fornito, per esempio, dagli stessi centri anti-fumo. Il sostegno psicologico di operatori specializzati, come dicevamo anche nei Centri Antifumo, presenti nel numero di otto in tutto la regione Sardegna, sia vis à vis che mediante contatto telefonico, facilita la decisione al cambiamento, aiuta a rafforzare le motivazioni; le terapie di gruppo aggiungono alle strategie cognitive e comportamentali la condivisione dei problemi e delle motivazioni con altri fumatori. Sul territorio nazionale sono presenti oltre 200 ambulatori per la cessazione dal fumo di tabacco. Il fumatore che vuole smettere può rivolgersi al proprio medico oppure chiamare il Telefono Verde contro il Fumo (Tvf) 800-554088”.

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