A voi sembra normale che in Senato non possano accedere cani e gatti? Se lo domanda retoricamente, e quindi con risposta scontata, Michaela Biancofiore senatrice di Forza Italia; la quale confessa che per assistere la sua Puggy è costretta spesso a assentarsi dalle 13 alle 17. La questione, che si presta alle battute irriverenti dei maligni, è all’ordine del giorno nei bisbigli di Palazzo Madama. Il presidente La Russa, per accontentare la collega e quanti sull’argomento la pensano come lei, sta cercando nei regolamenti uno spiraglio attraverso il quale far passare gli amici a quattro zampe. La senatrice ha precisato: «Questa iniziativa non ha nulla di politico, è un gesto di umanità verso esseri senzienti che non possono essere abbandonati tutto il giorno mentre la gente lavora. Gli animali domestici vengano riconosciuti ufficialmente parte della famiglia e si metta fine ad assurdi divieti». Encomiabile. Ma: e i bimbi no? i nonni no? e la vecchia zia dolcemente svanita? Eppure anche loro sono esseri senzienti, fanno parte della famiglia e hanno bisogno di conforto almeno quanto i cani e i gatti. Li portiamo tutti in Senato? Ho domandato a un senatore se su questo argomento i suoi colleghi si siano divisi tra specisti e antispecisti. «Specisti? Non so chi sono», ha risposto infastidito. Consulti un vocabolario, senatore. Avrà una sorpresa.

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