È il “latinorum” che mette nei guai il sempliciotto Renzo dei Promessi Sposi: attenti agli omissis, ai dolori dell’una tantum e alle furbate della “par condicio”. La parità di trattamento se ieri era un dubbio oggi è una certezza che la tivù di Stato certifica anche quando tratta le veline sindacali. Con l’Usigrai, sindacato largamente maggioritario, nel giorno dello sciopero la clessidra si è bloccata a un quarto, con la neonata Unirai la sabbia scorre. Affari loro e della politica che ci inzuppa il savoiardo. Agli italiani la Rai interessa quanto il Natale a casa Cupiello, però esiste come ricordano i 70 euro che i cittadini sono costretti a sborsare per tenere in piedi un carrozzone che ha 560 milioni di debiti. Chi pagherà? Lo Stato, cioè pantalone con altre tasse. I dati parlano. La Rai conta quasi 13 mila dipendenti tra cui 2 mila giornalisti. Mediaset che fattura poco meno della Rai fa utili e ha 400 giornalisti su un organico di 3.300 persone. La 7 di Mentana 500 dipendenti e una manciata di giornalisti. Il confronto è impietoso nei numeri e nella qualità ci sarebbe da discutere. Se destra e la Meloni pensano di fare un affare con la tivù pubblica sbagliano perché non è vero che il video impappina e indottrina gli italiani tanto da portarli per mano al seggio elettorale. Il motivo è semplice: quella Rai non c’è più e ccà nisciuno è fesso.

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