L a gaffe della città di Maglie, che per commemorare il suo Aldo Moro ha usato una foto di Fabrizio Gifuni che lo interpretava in “Esterno notte”, può far sorridere ma non sghignazzare. E il sindaco, che si è scusato per non aver controllato il manifesto che aveva affidato a un soggetto esterno, più che sberleffi merita divertita comprensione.

Tutti noi ci affidiamo per mille cose a un soggetto esterno, anche se meno sciatto di quello di Maglie: alla calcolatrice dello smartphone appena si va oltre il 2+2, al tandem Google-Wikipedia per date, frasi celebri, grafie di nomi stranieri e altro.

Da un paio di decenni, da quando giriamo con l’onniscienza infilata nella tasca posteriore dei jeans, senza farci troppo caso abbiamo culturalizzato la superficialità.

Perciò un po’ di indulgenza reciproca non farebbe male. E se uno vuole proprio pensarsi come l’amanuense di un monastero analogico in tempi barbarico-digitali, può sempre chiudersi in cameretta ed estrarre una radice quadrata o declamare Pascoli. Poi però se sente qualcuno parlare di cavalletta storna lo corregga, ok, ma senza fare troppa gazzosa sulle proprie residue memorie scolastiche e troppe lagne sulla decadenza dei tempi moderni. Anzi, ringrazi: sentirsi per un po’ Umberto Eco senza essere neanche Paolo Bonolis non era mai stato così a buon prezzo.

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