La sciarpa del Napoli sulla bacheca della segreteria scolastica non poteva stare. Decisione della preside dell’Istituto comprensivo di Orosei Silvia Meloni, non condivisa però dal dipendente (e tifosissimo della squadra partenopea) che ha provato sino all’ultimo a tenerla appesa. La svolta è arrivata con un ordine di servizio che ha imposto la rimozione del cimelio. «Quello che è successo è stato offensivo e discriminatorio», racconta Nicola Cerullo, campano e assistente amministrativo nella scuola media dal 2018. Alle sue spalle anche un passato da maresciallo dell’aeronautica militare. «Ben 18 anni – racconta lui – poi ho deciso di cambiare vita» e l’inizio del nuovo lavoro nel 2018. 

L’oggetto della “discordia” tra dirigente e funzionario sarebbe arrivato in ufficio due anni fa «quando il Napoli ha vinto lo scudetto. «Ma è sempre stato un modo per scherzare con tutti i ragazzi, che spesso vengono a scuola con la maglia della loro squadra del cuore», confessa Cerulli. Le cose sarebbero cambiate quando «in mia assenza, la sciarpa è stata tolta e messa sulla scrivania con un biglietto. “Da portare via”, c’era scritto. Ma io l’ho rimessa al suo posto. Del fatto è stata avvisata una mia collega, e a me – a voce – non è stato detto nulla». Dopo la rimozione fallita è arrivato l’ordine di servizio, con cui la preside disponeva che «entro le 14 del 4 ottobre avrei dovuto rimuovere ogni effetto personale (la sciarpa) dalla mia postazione. Ho contestato la lettera, inoltrando la mia risposta per conoscenza anche all’ufficio scolastico provinciale e regionale». 

Ma sarebbe servito a poco: «Ho ricevuto un’altra comunicazione con cui la dirigente confermava la disposizione, questa volta mi sono limitato ad obbedire, non potevo fare altro. Ma non è una cosa giusta, specie in una scuola pubblica dove si insegna l’integrazione e il rispetto», confessa Cerullo. La dirigente, sentita sul tema, ha preferito non commentare.

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