Un’estate particolare in Sardegna sul fronte del turismo. Giugno è andato molto bene, a luglio è cominciato il calo, all’inizio di agosto la riduzione è stata confermata, ora nella settimana più calda c’è una lieve ripresa, ma a fine mese – al momento – siamo di nuovo sottotono. Un primo sommario bilancio complessivo di questa stagione dà un 10% in meno di presenze nelle strutture ricettive.

Spiagge vuote anche qui come si sta raccontando in diverse regioni italiane, anche con testimonial famosi che amplificano la polemica sul caro-ombrelloni?

«Nell’Isola la situazione è a macchia di leopardo», puntualizza Francesco Gambella, referente dell’Itb (sindacato degli imprenditori turistici balneari). Ci sono lidi affollati e altri con tanto spazio libero, ma gli operatori non ci stanno a fare da capro espiatorio: se le tariffe per una postazione in riva al mare sono aumentate rispetto all’anno scorso, il ritocco è contenuto, e comunque si trovano possibilità per tutte le tasche, dai 550 euro al giorno del Nikki Beach Costa Smeralda (con un credito di 230 euro sul menu) – avverte il Codacons – ai 25 euro del Poetto o dell’Oristanese.

Certo, nel complesso è tutto caro, una giornata fuori casa può diventare un salasso: capita di pagare, anche in luoghi poco glamour, un’insalata 12 euro, un panino 10 euro, uno spritz 11,50 euro, un piatto di spaghetti 20 euro, calamari fritti e patatine 22 euro. «I prezzi dopo la pandemia sono cresciuti anno dopo anno», sottolinea Martino Di Martino, referente di Assidema (Associazione Italiana Destination Manager), «ma sono soprattutto quelli per i trasporti che si “mangiano” buon parte del budget di una vacanza. È presto per tirare le somme, alla fine si dovranno verificare i ricavi complessivi delle aziende».

L’articolo completo di Cristina Cossu su L’Unione Sarda oggi in edicola e sull’App Digital

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