Doveva essere un giorno qualunque, quasi una gita sulle rive dell'Adriatico. Invece è bastato un attimo per trasformare una tappa di trasferimento in una rivoluzione per la classifica generale: Richie Porte, uno dei più seri candidati alla vittoria del 98/o Giro d'Italia di ciclismo, fora a 6 chilometri dalla fine, si ferma, scende dalla bici e riceve (gesto spontaneo o richiesta ben precisa?) una ruota dal collega e connazionale Simon Clarke (Orica greenedge).

Un gesto apparentemente all'insegna della solidarietà, di fatto un atto di complicità, che il tasmaniano dal Team Sky ha pagato a carissimo prezzo: con una penalizzazione di 2', che sono un'eternità per un atleta quasi obbligato a vincere.

Porte aveva perso 47" dal leader Contador (restando sempre terzo, ma passando a -1'09" nella generale), al termine della tappa conclusa a Forlì, ma in un attimo si ritrova immerso in un incubo, con 3'09" da recuperare dallo spagnolo e 3'06" da Fabio Aru, secondo.

Porte adesso è 12/o, dietro Formolo e davanti a Cunego, alle spalle di Uran Uran e degli altri big. La tappa di Forlì finisce in tragedia, sportivamente parlando, per lo Skyman, che aspettava (adesso più che mai) la cronometro Treviso-Valdobbiadene per eliminare uno a uno tutti i rivali. Contador compreso.

La tappa odierna, a cavallo fra Marche e Romagna, è stata caratterizzata dall'allungo che non t'aspetti, quasi uno sprint, e da uno stillicidio di emozioni, in uno dei giorni più afosi e colorati del Giro. Un percorso dritto e veloce, senza autentiche difficoltà e con l'altimetria praticamente azzerata. Una tappa che Nicola Boem, 26 anni, veneto di San Donà di Piave - la città di Moreno Argentin - ha saputo strappare ad Alan Marangoni e che è stata caratterizzata da una fuga lunghissima, fra due ali di folla.

Un'azione convinta, efficace, caparbia, che ha visto protagonisti Oscar Gatto, lo stesso Boem, Alessandro Malaguti, Marangoni e Matteo Busato. Una fuga all'italiana, che ha visto protagonisti tre veneti e due romagnoli (Malaguti e Marangoni). Spingendo a tutta hanno attraversato a medie altissime la riviera adriatica, conservando un vantaggio non troppo alto e nemmeno rassicurante. Con i quattro avrebbe meritato di arrivare fino in fondo anche il quinto fuggitivo, Gatto, che invece ha forato a 12 km dall'arrivo ed è stato assorbito dal gruppo ai -10.

Una disdetta, che ha vanificato i suoi sacrifici. Alessandro Malaguti avrebbe fatto carte false per tagliare il traguardo da vincitore, se non altro perché - come egli stesso ha ammesso - "sono passato a 500 metri da casa". Originario di Forlì, il corridore della Nippo-Vini Fantini si è invece dovuto accontentare del terzo posto in viale Vittorio Veneto. Chissà da quanto tempo pensava a questa tappa, Malaguti. "In effetti da tantissimo rompevo le scatole ai 'mieì", racconta.

Legittima la sua delusione e le relative lacrime di disperazione. La tappa odierna ha permesso ad Alberto Contador di trascorrere un altro giorno in rosa e di proseguire il cammino verso Milano senza problemi. Lo spagnolo, che ieri ha provato la bici per la crono di Treviso (quasi certo un nuovo assetto aerodinamico, perché la spalla lussata a Castiglione della Pescaia gli dà ancora fastidio), ha badato a mantenersi a distanza di sicurezza dallo sprint del gruppo degli inseguitori, vinto da Giacomino Nizzolo. Chi esce a pezzi da Forlì è l'australiano Richie Porte: per lui doveva essere un tranquillo pomeriggio sull'Adriatico, ma la gara di oggi si è trasformata in un vero e proprio giorno da cani.

© Riproduzione riservata